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Comunicare in ospedale: una nuova forma di comunicazione non verbale per agevolare tutti i malati |
Benessere - Articoli | |||
Scritto da Eva Forte Lunedì 17 Maggio 2010 09:47 | |||
Far “parlare” anche chi non ha voce, e si trova in una situazione di estrema delicatezza e difficoltà ricoverato in ospedale, è l’obiettivo del progetto Comunicare in ospedale presentato oggi dall’assessore alla Salute del Comune di Milano, Giampaolo Landi di Chiavenna e dal presidente del Centro Benedetta D’Intino Onlus, Cristina Mondadori, in occasione del seminario sulla Comunicazione Aumentativi, Alternativa: un approccio clinico innovativo per aiutare le persone con significative difficoltà comunicative nel contesto ospedaliero.
Il progetto prevede due fasi: il seminario citato e la sperimentazione pilota, della durata di un anno, che coinvolgerà le più importanti aziende ospedaliere di Milano. “E sarà proprio l’assessorato alla Salute - ha dichiarato Landi di Chiavenna - a far sì che entri negli ospedali cittadini questo tipo di approccio clinico che non è solo un modo di prestare attenzione al malato, ma anche di garantirgli cure ed assistenza appropriata”. Perché come ha spiegato il professor John M. Costello, direttore del Programma di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa al Children’s Hospital di Boston nel Massachussetts: “una comunicazione limitata incide sulla sicurezza del paziente. I malati ricoverati che hanno difficoltà di esprimersi corrono un rischio tre volte maggiore di subire gravi eventi medici ed eventi sentinella, oltre ad una scarsa compliance. Ovvero aderiscono in modo non adeguato alla terapia. Questi pazienti presentano un tassi più alti di ospedalizzazione e di complicazioni da farmaco, aumento del rischio cure tardive ed aumento della durata del ricovero”. La soluzione a questi problemi arriverebbe dalla Comunicazione Aumentativa ed Alternativa che sostituisce quella verbale grazie all’ausilio di tabelle con immagini. Grazia ella Comunicazione Aumentativi ed Alternativa che si traduce in un approccio clinico multidisciplinare, che riunisce le competenze di logopedisti, neuropsichiatri, terapisti occupazionali ed educatori si possono supportare i pazienti che si trovano nella condizione temporanea o permanente di non poter usare il linguaggio: quali bambini o adulti disabili gravi o con patologie neuropsichiche invalidanti, cittadini stranieri, e pazienti sottoposti a terapia intensiva e quindi sedati, intubati o tracheotomizzati. Le persone ricoverate in ospedale che non possono comunicare con medici e infermieri sono costrette a vivere, oltre alla sofferenza, un pesante disagio psicologico. Il rischio di fraintendimenti può compromettere il buon esito delle cure ed aumentare l’incidenza degli effetti collaterali dei farmaci. I pazienti patiscono una maggiore sensibilità al dolore e la degenza si allunga. La Comunicazione Aumentativa Alternativa si avvale di strumenti visivi, sensoriali, iconografici che ovviano alla mancanza di parole sfruttando tutte le risorse cognitive e psicologiche non verbali. I pazienti si sentono accolti e ascoltati, a tutto vantaggio del processo di guarigione e della risposta alla terapia clinica. Fonte: comunicato stampa Assessorato alla Salute Comune di Milano
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