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Ritorno a scuola: le Regioni dove non serve più il certificato medico |
Bambini - Articoli | |||
Scritto da Giulia Gori Mercoledì 21 Novembre 2018 09:26 | |||
Anche il Lazio si unisce alle Regioni italiane dove non è più richiesto il certificato medico per la riammissione a scuola dopo io giorni di assenza, insieme a Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige, Liguria ed Umbria. Il bollettino ufficiale regionale 86 del 23 ottobre 2018 lascia la necessità del certificato solo nelle altre 12 regioni o se richiesto da misure di profilassi previste dal decreto del Ministero della Sanità 15 dicembre 1990 per patologie epidemiche da segnalare all'Asl come varicella, morbillo, epatite A e B, parotite, pertosse, meningite, rosolia, salmonella, scarlattina. Anche in questi casi però alcuneRegioni si accontentano dell'autocertificazione della famiglia.
Per il Piemonte arriva la testimonianza del pediatra Renato Turra che ha dichiarato come l'iter autocertificatorio fissato anche nella sua Regione sia efficace. «Premetto, i bambini che non stanno bene, con febbre e tosse o esantema, ormai per il 99% dei casi sono visitati dal pediatra di libera scelta che concorda con i genitori il periodo di cura e convalescenza. I giorni di prognosi concordati sono in genere rispettati, non accade che il bambino torni a scuola prima del previsto. Pertanto, al momento in cui la norma regionale chiede di autocertificare il motivo dell'assenza, la scuola non ha elementi per dubitare della famiglia. E del resto l'autocertificazione serve in altre situazioni ad attestare che il bambino si è assentato per motivi non medici, quale può essere un viaggio. Si è scelta la via dello snellimento burocratico. Beninteso, al pediatra resta l'obbligo di segnalare la malattia infettiva al servizio di igiene pubblica Asl attraverso il modulo ad hoc, utilizzato anche dal collega pediatra ospedaliero». Il nuovo iter ha anche rinforzato il ruolo del pediatra di libera scelta. «Se prima il certificato medico, d'obbligo per assenze oltre i 5 giorni, poteva essere redatto non solo dal medico del pronto soccorso ma anche in teoria dal medico di famiglia del papà, con l'autocertificazione il riferimento è il curante del minore sul territorio che fissa un numero di giorni inclusivo di tutto il periodo di contagiosità, dopo il quale il bambino può essere riammesso, salvo complicanze».
Nel Lazio resta valida la richiesta di certificato medico per le malattie da quarantena e a mostrare qualche perplessità sull'autocertificazione per le restanti malattie si fa avanti il presidente dell'Associazione Nazionale Presidi del Lazio, Mario Rusconi, per il rischio di contagiosità del soggetto riammesso «tra i motivi per cui l'obbligo di certificato fu abolito - dice Turra - è che in convalescenza si è meno contagiosi che all'esordio della malattia, o nell'incubazione, dove pure il minore è in collettività. Al rientro a scuola, il problema non è tanto per gli altri alunni, ma per le difese immunitarie del paziente guarito che restano intaccate 2-3 settimane esponendolo a contagi, complicanze o ricadute». Altra argomentazione dei presidi è che quando si supera il 25% delle assenze a scuola è prevista la bocciatura automatica a meno non si provi l'assenza per malattia. E qui non basta autocertificare, serve il certificato medico.
In questi anni tre famiglie mi hanno chiesto di intervenire; una volta si trattava di una malattia di un certo peso e la documentazione del centro specialistico risolse tutto, in altri due casi rilasciai una certificazione sulla base dei dati che avevo registrato nella scheda assistito per risalire alla motivazione dell'assenza». L'attuale situazione attesta una spaccatura, un Nord dove le famiglie autocertificano i motivi dell'assenza da scuola, un Sud dove c'è il certificato medico. «E' una delle tante situazioni che dividono il paese a macchia di leopardo; la Società Italiana di Pediatria prende atto del successo dell'esperienza nelle regioni che hanno adottato l'autocertificazione, dove non si sono registrati focolai infettivi al rientro in classe ma anzi si è rinforzato il rapporto fiduciario tra famiglia e pediatra di libera scelta, e auspica che la pratica si diffonda, nel rispetto delle realtà regionali che devono, logicamente, pronunciarsi a titolo politico e non necessariamente scientifico. Infatti - osserva Turra- l'abolizione dell'obbligo non vuol dire obbligo di non certificare la malattia, anzi, come testimoniano le regioni dove l'iter cambia da un'Asl all'altra (la Toscana, ndr) di volta in volta le considerazioni su questo tema possono diversificarsi e produrre accordi specifici tra aziende sanitarie, pediatri e residenti
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