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I sogni cominciano a 5 anni |
Bambini - Articoli | |||
Crescendo s'impara anche a sognare: anche se i nostri piccoli nel sonno fanno smorfie o si agitano in realtà le loro notti non sono turbate dagli incubi prodotti durante il periodo di addormentamento, ma piuttosto dal disorientamento in cui si trovano nei periodi di veglia incompleta.
Uno studio dell'Università del Wisconsin a Madison dedica un capitolo della sua ricerca più generale sui sogni allo sviluppo dell'attività onirica infantile: secondo i dottori Giulio Tononi e Yuvai Nir il sogno come lo intendiamo noi adulti, ricco di movimento, colori e interazioni non verrebbe sviluppato che attorno al settimo anno di età. I bimbi non sognano come gli adulti Negli anni '80 lo psicologo americano David Foulkes ebbe un ruolo pionieristico nell'ambito dello studio dei sogni infantili: in quella sede sperimentò che, se svegliati durante la fase Rem (quella in cui avvengono i sogni), tutti gli adulti avevano una scena più o meno bizzarra da raccontare, mentre solo il 20% dei bambini ricordava di aver sognato qualcosa. Il meccanismo onirico è strettamente legato alla difficoltà di pensare gli oggetti, per cui è dipendente dallo stato di maturazione della facoltà di immaginazione: in merito a questo i ricercatori dell'Università del Wisconsin infatti spiegano infatti che la causa del basso numero di casi di bambini che raccontano i loro sogni non è da ricercare né nello scarso vocabolario, né nella controvoglia nel collaborare con il dottore che ha osato svegliarli sul più bello. Fino ai 5 anni di età i sogni sono paragonabili a fotografie, con scene fisse e protagonisti immobili, anche le emozioni e le interazioni con e tra i personaggi sono assenti: a partire da quest'età invece l'attività onirica comincia a seguire una, seppur semplice, trama, con protagonisti che, seppur poco, interagiscono tra loro. Le persone che hanno perso la vista in età superiore alla soglia dei 5 anni invece, seppur non avendo gli occhi funzionanti, continuano a sognare per tutta la vita le scene che i loro occhi hanno potuto registrare, proiettandole sulla corteccia visiva. Le emozioni nelle notti dei piccini arrivano con il settimo anno di età, provano gioie, paure e rivivono episodi avvenuti durante il giorno o nei giorni precedenti, diventando protagonisti di storie sempre più complesse e articolate, colorate e popolate. Approfondimenti: Studio pubblicato sulla rivista Trends in Cognitive Sciences
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