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Il cervello dei piloti di F1 è modellabile |
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Una scoperta davvero interessante dimostra che piloti di F1 si diventa e non si nasce, anche se una certa predisposizione deve esserci: il cervello si può addestrare, perfino modificare nella sua conformazione neuronale. L'addestramento e la costante sollecitazione a prestazioni ad alto livello ha reso il cervello dei piloti di Formula 1 diverso da quello della gente comune.
Lo studio del dottorando pisano Giorgio Bernardi, dell'unità operativa di Biochimica clinica del Dipartimento di Medicina di laboratorio e diagnostica molecolare dell'università di Pisa, dimostra la plasticità del cervello, ovvero la sua capacità di migliorare in seguito all'addestramento. Utilizzando la risonanza magnetica funzionale, Bernardi ha studiato i meccanismi cerebrali che sottendono l'elaborazione dell'informazione visuo-motoria nel cervello di piloti di Formula 1 e dei soggetti semplici e ne ha dimostrato le differenze. Durante una risonanza magnetica, infatti, essi dovevano rispondere ad alcuni compiti di integrazione visuo-motoria come la simulazione di una griglia di partenza. In presenza del semaforo rosso i piloti dovevano ripetutamente schiacciare un pulsante, così come in un altro test visuo-spaziale su oggetti in movimento chiedevamo altre sollecitazioni. E ciò che si evidenzia è come l’addestramento dei piloti fornisca risultati assai diversi rispetto a quelli dei soggetti normali. Questi risultati hanno importanti implicazioni anche per lo sviluppo di strategie riabilitative in pazienti con ictus o altri danni cerebrali. La ricerca di Bernardi è stata condotta in collaborazione con il dipartimento di medicina interna dell’Aoup e con Formula Medicine di Viareggio. Fonte: ANSA
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