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Entro il 2013 vaccino unico per tutte le influenze |
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Entro il 2013 sarà possibile testare su volontari umani un vaccino valido contro tutti i tipi d'influenza: l'annuncio arriva da una ricerca del National Institute of Allergy and Infectious Diseases (di Bethesda, USA) diretta dal dottor Gary Nabel e prossimamente pubblicata su "Science".
Il super vaccino ideato da Nabel e colleghi è stato costruito con due parti fondamentali: la prima, la base, è un derivato di un vaccino del 1999, che colpisce le parti geneticamente comuni dei virus influenzali, la seconda è data da vaccinazioni di richiamo contro le influenze stagionali. Il suo compito è agire in tandem con la collega, potenziandone l'azione immunitaria.
Per gli studiosi, tale combinazione consentirebbe al vaccino di aumentare d'efficacia richiamo dopo richiamo, arrivando così ad un'immunizzazione totale. Inoltre, il vaccino universale riuscirebbe a superare la capacità dei virus di acquisire farmaco resistenza. Come fanno notare gli esperti USA, i virus influenzali presentano sulla loro superficie l'emoagglutinina. Questa proteina riconosce alcuni zuccheri dell'apparato respiratorio umano, permettendo l'aggancio del virus alla cellula e favorendo l'infezione. Il nuovo prodotto del National Institutes mira all'emoagglutina, trasformandola da punto di forza in debolezza chiave. Il vaccino colpisce infatti la parte basale della proteina (il bastoncino) provocandone la distruzione ed eludendo la farmaco-resistenza. Al momento, i ricercatori hanno condotto esperimenti su cavie animali: furetti, topi e scimmie. Prima, le creature hanno subito l'inoculazione, poi sono state esposte a numerosi virus, tra cui il ceppo del 1934, molto aggressivo. L'osservazione ha così mostrato come il loro sistema immunitario a reagito sia contro i virus pre-1999 che contro quelli successivi, come H5N1 (quello dell'aviaria). In particolare, topi e furetti sono stati infettati 3 settimane dopo la somministrazione del vaccino: l'80% delle cavie e sopravvissuto. Diversamente, quelli che avevano ricevuto solo il vaccino primario o solo i richiami sono morti. Tali risultati spingono gli studiosi ad un giustificato ottimismo, infatti spiega Nabel che questo approccio apre una nuova porta sulle vaccinazioni anti-influenzali che potrebbe renderle simili a quelle già in uso per altre malattie (per esempio l'epatite) che prevedono una vaccinazione di base nei primi anni di vita e richiami aggiuntivi nell'età adulta. Attualmente un sistema di sorveglianza che copre tutto il globo si occupa di individuare all'inizio dell'anno il virus che colpirà durante l'inverno successivo. Le aziende farmaceutiche si occupano di ritagliare addosso al microrganismo un vaccino che però sarà diventato inutile l'anno successivo a causa delle continue mutazioni di emoagglutinina e altre proteine. Le prime sperimentazioni sull'uomo del sistema di immunizzazione messo a punto a Bethesda stanno per partire da un momento all'altro. Fonte: AGI
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