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Veronesi: nuove terapie che salvano i capelli e migliorano la qualirà della vita |
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Ancora una volta Umberto Veronesi fa il suo miracolo: ieri a Milano quasi mille donne lo hanno ascoltato e applaudito mentre spiegava che finalmente c'è una chemioterapia che non fa perdere i capelli e una radioterapia che non costringe e mesi di viavai negli ospedali. Il tre volte candidato al premio Nobel Per la Medicina lo ha comunicato nel giorno di incontro delle donne malate di tumore al seno: due terapie sperimentate con successo all'Ieo su cinquanta donne e ora pronte per essere sperimentate su altre cinquecento. Umberto Veronesi Per guarire non è affatto necessario perdere la propria femminilità e, visto che grazie alla diagnosi precoce le cure per il tumore al seno hanno potuto raggiungere un alto livello di efficacia, ora Veronesi si concentra sulla qualità della vita delle donne colpite da questo tumore.
La ricerca si sta facendo presso lo "Ieo" (Istituto Europeo di Oncologia) di cui Veronesi è direttore scientifico: più dell'80% delle donne può guarire, ma ora l'obbiettivo è anche cercare di non rubare l'identità del volto, definita anche dai capelli, a donne che già hanno dovuto subire una mastectomia e quindi di fare in modo che le cure non facciano più paura della malattia stessa. Viviana Marcobelli, direttore dell'Unità di Senologia molecolare, spiega che per ridurre l'effetto collaterale dell'alopecia bisogna cercare di ridurre sicuramente la tossicità dei farmaci usati comunemente: così si pensa a "Caelyx" farmaco, già usato nelle fasi avanzate di tumore all'ovaio e alla mammella in fase pre-operatoria (per ridurre la massa tumorale), ora proposto anche come antirecidivo: ha la medesima efficacia dei medicinali tradizionali ma non provoca la perdita dei capelli, un farmaco cioè molto molto mirato. Ulteriore terapia che verrà sperimentata è la cosiddetta "IART", Radioterapia Intraoperatoria con Radiofarmaci: comincia già al momento dell'intervento, permette di evitare il ciclo di terapia di due mesi in cui le pazienti si devono recare in ospedale puntualmente, necessita solo di una siringa da insulina e può essere fatta in regime ambulatoriale. Durante l'operazione il chirurgo, sopo aver tolto la massa tumorale, inietta delle molecole di avidina nella zona interessata e qualche giorno dopo, via endovena, si inietta nella paziente biotina marcata con ittrio 90: la biotina, attratta dall'avidina, consente all'isotopo radioattivo di uccidere le cellule tumorali. Insomma, come si fa a non dire "grazie" per un miracolo del genere? E allora tutti diciamo grazie alla ricerca, al Professor Veronesi e alle sue equipe, a tutti i medici che stanno cercando non solo di salvare migliaia di donne, ma soprattutto di fare in modo che le loro esistenze siano ancora degne di essere chiamate VITE! Fonte: Lastampa.it
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