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Artrite reumatoide: affligge 300mila italiani |
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Nel mondo sono oltre 20 milioni le persone affette da artrite reumatoide e in Italia si conta che sono circa 300mila.
Colpisce a tutte le età, ma in prevalenza le donne tra i 40 e i 60 anni, e ogni anno conta 18mila nuovi casi: è una malattia estremamente invalidante che rende difficili o impossibili i gesti più comuni e quotidiani. L’artrite reumatoide è una malattia autoimmune che manda ” in corto circuito” il sistema immunitario, che finisce col far si che l’organismo aggredisca se stesso.
In particolare, la patologia colpisce in modo simmetrico le articolazioni delle mani (tranne le ultime falangi), dei piedi, dei polsi, dei gomiti, delle caviglie, delle spalle, delle anche e la colonna vertebrale (la giunzione delle prime tre vertebre). Inoltre, possono emergere danni alle cartilagini, alle ossa, ai tendini e ai legamenti relativi all’articolazione colpita. Il Rapporto Censis ha appena stilato la classifica degli ostacoli quotidiani più spesso citati dai pazienti, ed è un elenco disarmante: gesti che per chi non è malato sono fatti senza neanche pensarci, per chi ha le articolazioni morse dalla malattia richiedono sforzi ai limiti del possibile. Quasi metà dei malati ha difficoltà a salire pochi piani di scale, uno su tre non può aprire da solo un barattolo o un vasetto nuovi; il 26 per cento smette di guidare e non riesce neppure a prendere un mezzo pubblico, uno su cinque non ce la fa ad allacciarsi le scarpe. La doccia da soli, senza aiuto, è un'utopia per il 17 per cento; e poi l'incapacità di fare una lavatrice, bottoni che sgusciano fra le mani senza poterli agganciare, l'impossibilità di far girare nella serratura una chiave o di tenere in mano una penna. Purtroppo l'artrite reumatoide è sottovalutata e poco conosciuta ancora oggi, nonostante sia una malattia che riguarda moltissime persone. Anche per questo le diagnosi arrivano in ritardo, pregiudicando la vita di molti. L'unica via per ridurre le conseguenze dell'artrite reumatoide infatti è diagnosticarla presto e intervenire subito, magari entro tre-quattro mesi dall'esordio dei sintomi : i più classici sono il dolore alle articolazioni di notte, rigidità al mattino, tumefazioni articolari. Nella realtà le cose non vanno così: in media la diagnosi ci mette poco meno di un anno ad arrivare; è un po' più veloce se è il medico di famiglia ad avere il sospetto di artrite e indirizzare il paziente dal reumatologo (10 mesi in media); occorre il doppio, ben 24 mesi, se il malato inizia il suo giro di pareri medici da specialisti diversi dal reumatologo. Da poco tempo i ricercatori hanno identificato nella interleuchina-6 (IL-6), una proteina, la responsabilità dell'infiammazione. Un nuovo farmaco è stato messo a punto, per intervenire sul recettore dell'interleuchina. È arrivato in Italia tre mesi fa, ma a oggi solo 4 Regioni (Lombardia, Marche, Campania e Abruzzo) ce l'hanno davvero nei prontuari. Altrove è tutto ancora impantanato nella burocrazia. E non è l'unico caso di disparità di assistenza sul territorio: i reumatologi denunciano ad esempio la scarsità di specialisti, che in alcune Regioni allunga i tempi delle liste d'attesa dilatando ulteriormente i tempi della diagnosi; l'accesso ai centri di riferimento, che più spesso prescrivono i biologici: al sud, ad esempio, la maggioranza dei malati è in cura da reumatologi privati, che ricorrono a questi farmaci assai più raramente. Fonte: AGI
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