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Le fasi della gravidanza |
Gravidanza - Corso preparto in pillole | |||
Scritto da Claudia Adamo Lunedì 12 Aprile 2010 10:46 | |||
Durante la gravidanza avvengono nella donna una serie di cambiamenti fisici, ma anche psicologici, che le consentono l'adattamento al suo nuovo ruolo.
Bisogna pensare che il ruolo genitoriale, nella razza umana, assume una particolare importanza dal punto evolutivo. Infatti, i cuccioli umani sono tra i più immaturi e i inermi alla nascita: la loro maturazione richiede una costante e complessa interazione con la madre, da cui sono completamente dipendenti non solo per la sopravvivenza (come è ovvio), ma anche per la maturazione delle capacità che sono tipiche dell'essere umano, come il pensiero astratto ed il linguaggio. La lunga gestazione umana consente alla donna di accogliere il nuovo nato avendo maturato, a sua volta, una serie di caratteristiche e capacità nuove, che le permettono di garantire alla propria prole la cura adeguata. Dal punto di vista psicologico, la gravidanza, è infatti un periodo alquanto complesso e non scevro da conflitti. per semplicità si può schematizzare il periodo dei nove mesi come fosse tripartito: tesi, antitesi, sintesi. Il primo trimestre è quello più complesso. Gioia e timore si intrecciano strettamente: si è felici per la nuova possibilità che si apre con l'avvento del figlio, ma si è anche preoccupate per il proprio futuro come individuo ("Come sarà essere mamma? Potrò ancora fare le cose che faccio? Ritornerò quella che sono? Resterà del tempo anche per me?") . Credo che qualunque donna che ci sia passata possa testimoniare di questa sottile voce dissonante che attraversa la gravidanza, anche la più gioiosa e cercata, specialmente nel primo trimestre. In questo trimestre si affrontano la donna che siamo e le proiezioni della donna che "dovremo" ("dovremmo?") essere: la donna di oggi e la futura madre di domani. Gli stessi sintomi della prima gravidanza parlano di rifiuto e fatica: la stanchezza perenne, le nausee, forse la difficoltà ad accettare i primi cambiamenti, come l'addome che si gonfia (ancora non come una pancia gravida, ma più somigliante ad un'antiestetica "pancetta"). In realtà, il primo trimestre è il periodo più complesso della gravidanza da molti punti di vista: lo è anche per l'embrione, che ancora non si può percepire e con cui ancora non è possibile entrare in contatto, ma che in questi mesi compie la grande fatica di annidarsi, formare i suoi organi più importanti, superare la fase più dura della selezione naturale. E' il periodo dedicato all'accettazione della gravidanza, al superamento del germe del conflitto che questo nuovo stato rivoluzionario porta con sè. Il secondo trimestre, invece, rappresenta una fase di distensione e pienezza. L'ormone prevalente è il progesterone, l'ormone che sorregge la gravidanza, rilassando i muscoli e alleviando le tensioni. Le nausee si attenuano, normalmente il secondo trimestre è caratterizzato da pace e da una crescita impetuosa e finalmente visibile del feto nella pancia. Madre e figlio entrano in contatto evidente. Il bimbo infatti ha ancora tanto spazio nell'utero, che cresce molto in proporzione al feto, lasciandogli quindi la possibilità di galleggiare con agio e muoversi liberamente. In generale, si può dire che in questa fase molti dei conflitti del primo trimestre siano risolti e che la diade madre e figlio finalmente percepisca la simbiosi e l'armonia. Il terzo trimestre rappresenta normalmente una nuova fase di crisi. Il bambino cresce e progressivamente è sempre più costretto nel ventre materno. La mamma comincia a percepire il peso della pancia, il mal di schiena, gli edemi e tutta l'altra serie di disagi tipici del terzo trimestre. Il livello di progesterone cala, risalgono gli estrogeni che rendono l'utero ricettivo: spesso ogni calcetto del bambino o colpo involontario della madre determina degli indurimenti fastidiosi. Iniziano le contrazioni di Braston-Hicks, ovvero "di prova": il corpo materno avvisa madre e figlio che presto dovranno staccarsi. Il distacco psicologicamente non è semplice, ma una serie di condizioni oggettive limitano il prolungarsi della gravidanza. Tutto il corpo materno è sovraccaricato dal feto: dall'apparato escretore, che deve espellere le scorie del nascituro, alle ossa e articolazioni che percepiscono una crescente spossatezza: in questo periodo possono sopravvenire pubalgie e dolori lombari che ci avvisano che la pressione va crescendo e il parto ormai è imminente. Il travaglio si annuncia con dolori sempre più ravvicinati. L'esperienza del parto, anche nel dolore, è uno strumento creato dalla natura per rendere possibile il distacco, la fine della gravidanza, l'addio al bambino immaginario che ha abitato lungamente il nostro corpo e l'incontro con il bambino reale.
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