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Test di Coombs, a cosa serve |
Gravidanza - Articoli |
Scritto da Maria Rea Giovedì 23 Marzo 2017 22:31 |
Grazie al test di Coombs è possibile evidenziare una possibile incompatibilità tra il sangue della madre e quello feto. Durante le primissime fasi della gravidanza, uno degli esami che viene effettuato è infatti proprio quello del gruppo sanguigno per stabilire appunto qual è il gruppo sanguigno del feto, e l'eventuale presenza del fattore Rh.
Qualora dovesse emergere una incompatibilità tra il sangue della mamma con quello del bambino (ovvero la madre con gruppo RH negativo concepisce un figlio con gruppo RH positivo), si presenta il rischio che la madre sviluppi una risposta immunitaria contro i globuli rossi del feto, producendo degli anticorpi (anticorpi anti-D) che andrebbero a distruggerne i globuli rossi.
A causa di questa condizione, aumenterebbe a sua volta il rischio di malattia emolitica per il feto (MEN), una condizione che potrebbe aumentare anche il rischio di anemia emolitica neonatale o di morte intrauterina.
Generalmente, il test di Coombs viene effettuato la prima volta entro la sedicesima settimana di gravidanza. Le donne che presentano fattore RH positivo dovranno poi ripetere il test durante l’ultimo trimestre, mentre quelle con RH negativo effettueranno il test ogni mese.
Di solito però, l'incompatibilità sanguigna fra la madre e il feto non si manifesta quasi mai durante la prima gravidanza, ma può invece presentarsi durante la seconda gravidanza e quelle successive. Per questa ragione, è comunque importante che, in presenza di Rh negativo, la futura mamma si sottoponga al Test di Coombs indiretto, che servirà appunto per verificare la presenza di anticorpi anti-D nel sangue materno. |
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