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Rischio di parto pretermine se si è troppo stressate durante la gravidanza
Gravidanza - Articoli
Scritto da Letizia Perugia     Lunedì 07 Marzo 2016 10:28    PDF Stampa E-mail
Gravidanza PanciaIl benessere mentale della mamma, durante la gravidanza è importante anche per il nascituro: proteggere la gestante dalle preoccupazioni è fondamentale per il corretto sviluppo del feto, che potrebbe altrimenti risentire della fisiologica risposta materna allo stress. 
 
Gli studi che sono stati effettuati su questo argomento, sono sempre più numerosi, ma capire fino a che punto le emozioni provate dalla futura mamma possono influire sull’esito della gravidanza è molto complesso. 
 
Un gruppo di ricercatori finlandesi ha provato a fare chiarezza tramite uno studio volto a verificare l’esistenza di un’associazione tra sintomi depressivi e ansiosi e durata della gestazione e peso alla nascita del neonato.  
 
La ricerca è stata pubblicata su "PLoS One" ed è stata condotta su oltre 3300 donne, reclutate nel Prediction and Prevention of Preeclampsia (PREDO) Study, le cui emozioni positive, di depressione e di ansia sono state regolarmente monitorate attraverso la compilazione di questionari, somministrati ogni quindici giorni a partire dalla 12esima settimana di gestazione. 
 
I ricercatori avevano a disposizione anche i dati sanitari delle donne (indice di massa corporea, eventuali presenza di ipertensione gestazionale o di diabete, assunzione di farmaci e consumo di alcol e il fumo), gli effetti delle emozioni negative sulla durata della gestazione sarebbero statisticamente rilevanti (di un giorno) ma "modesti" e "trascurabili dal punto di vista clinico".
 
Non è emersa quindi nessuna associazione tra le emozioni della gestante e il peso alla nascita.  
 
Sicuramente lo studio sulla casistica importante rispetto a quelli condotti fin qui,  come spiega la professoressa Irene Cetin, responsabile della ginecologia e ostetricia dell’ospedale Sacco di Milano, per la quale a valutazione dello stress della gestante è piuttosto complicata.  
 
Studi precedenti avevano infatti associato lo stress della gestante al rischio di parto pretermine, basso peso alla nascita, aborto spontaneo. 
 
Il parto pretermine, o parto prematuro, è un parto il cui travaglio ha luogo tra la 20esima e la 37esima settimana di gestazione, considerato che la durata della maggior parte delle gravidanze è di circa 40 settimane. Un neonato nato tra la 37esima e la 42esima settimana è considerato invece a termine.
 
I principali meccanismi biologici dello stress sono legati all’ormone ipotalamico Crh (corticotropin releasing hormone) che stimola il rilascio di corticotropina e quindi di cortisolo, a gravidanza inoltrata l’utero è anche più recettivo a questo tipo di stimoli ormonali, spiega la professoressa. 
 
Da studi su animali si sa che meccanismi di azione dello stress sono anche di tipo epigenetico e si ripercuoteranno sul futuro del nascituro. 
 
Altri studi hanno evidenziato inoltre un’associazione tra un’attitudine positiva della gestante, ottimismo e autostima e buon esito della gravidanza. 
 
Uno studio dettagliato durato tre anni, ora in via di pubblicazione, condotto dal gruppo interdisciplinare guidato dalla professoressa Cetin mostra come cambia lo stato emozionale della donna tra la prima e la seconda gravidanza e prima e dopo il parto: l’umore, le emozioni positive e l’autostima sono migliori nelle primipare e migliorano dopo il parto. 
 
Continuano le indagini sugli effetti biomolecolari dello stress sullo sviluppo pre e post natale, ma i dati epidemiologici mostrano quanto ai clinici è noto da tempo, ovvero che lo stress emotivo e mentale influisce sul decorso fisiologico della gravidanza. 
 
Andrebbe prestata grande attenzione al proprio stile di vita, ai ritmi del sonno, al riposo perché l’organismo non tollera più tutto quello che prima era considerato sopportabile. 
 
In passato si credeva che il rapporto materno-fetale si strutturasse solo dopo la maturazione del sistema nervoso centrale, cioè al termine della gravidanza, oggi viene considerata sempre più spesso la possibilità che ciò avvenga molto precocemente. 
 
Sembra che nelle primissime fasi della gravidanza lo stress possa arrecare danni profondi al sistema nervoso centrale del feto. 
 
I dati di alcune ricerche attribuiscono allo stress materno la responsabilità di buona parte degli aborti spontanei che avvengono nel primissimo periodo di gestazione senza altre motivazioni evidenti. 
 
Lo stress, in particolare quello emotivo, sembra aumentare di quasi tre volte il rischio di aborto spontaneo. Sembra che la causa sia direttamente riconducibile all’aumento del livello dell’ormone dello stress, il cortisolo, che sembra influire negativamente sullo sviluppo fetale. 
 
Gli esperti ipotizzano che l’innalzamento dei  livelli di cortisolo serva per segnalare una condizione di rischio per l’organismo, pertanto costituisce una sorta di campanello d’allarme che indica una condizione di salute precaria della donna incinta. 
 
In quest’ottica l’aborto spontaneo rappresenta una difesa che l’organismo mette in atto per contrastare una gravidanza che in una condizione precaria di salute metterebbe a rischio la donna stessa. 
 
Inoltre è possibile anche che, come risposta allo stress, nell’organismo della madre si inneschino una serie di cambiamenti chimici, soprattutto a livello del sistema immunitario e infiammatorio, capaci di arrecare dei danni al feto nelle prime fasi del suo sviluppo cerebrale. 
 
Oltre all’aborto spontaneo lo stress è associato ad altri rischi che possono compromettere una gravidanza: secondo i dati emersi da uno studio condotto su oltre 1.000.000 neonati del Nord Europa ci sarebbe una relazione tra stress materno e alcune malattie che il bambino può sviluppare dopo la nascita. 
 
Lo studio ha dimostrato che uno stress emotivo estremo vissuto nel corso della gravidanza, ad esempio la morte di un congiunto, predisporrebbe il bambino allo sviluppo della schizofrenia. 
 
 

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