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Progetto "Dimissione precoce": mamma e bimbo a casa dopo 6 ore dal parto |
Gravidanza - Articoli |
Scritto da Tatta Bis Mercoledì 13 Gennaio 2016 15:29 |
Nell'Ospedale Torregalli di Firenze si parla di sperimentare le “dimissioni precoci” e condizionate della donna che è appena diventata mamma: si progetta di farla passare, insieme al bambino, dalla sala parto al salotto di casa dopo appena sei ore.
Il progetto è già in sperimentazione ormai da 3 mesi anche se le perplessità a riguardo sono numerose, soprattutto adesso che si torna a parlare con insistenza della morte di tante donne a seguito del parto. C'è chi accusa l'ospedale di aver trovato uno stratagemma efficace per liberare i posti letto nei reparti sempre affollati di ginecologia e ostetricia.
La partoriente, invece di attendere i soliti due o tre giorni in reparto, tornerebbe a casa subito, dopo sei o ventiquattro ore dall'evento, ma con l'onere di rientrare in reparto per i controlli, i medici dicono che così si riduce lo stress legato all'ospedalizzazione e la medicalizzazione. L’assistenza da parte del personale ospedaliero, comunque, non temina con le dimissioni: il giorno successivo al parto, la donna è visitata a domicilio da un'ostetrica e il bambino, entro due giorni dalla nascita deve recarsi in ospedale per gli screening obbligatori.
I medici, al di là di critiche e perplessità, sono molto soddisfatti del progetto e vorrebbero estenderlo anche ad altri punti nascita fiorentini come Annunziata, Borgo San Lorenzo e Careggi.
Hanno anche spiegato che il via libera per tornare a casa verrà dato soltanto in alcuni casi particolari, ossia che la partoriente non deve essere primipara, cioè deve essere almeno al secondo figlio, la gravidanza deve essere stata portata a termine tra le 37 e le 42 settimane, il travaglio prima e il parto naturale poi non devono aver avuto complicazioni.
Secondo le stime una mamma su cinque potrebbe essere in grado di tornare in famiglia col suo bebè dopo sei ore dalla nascita.
Il progetto pilota sta riscuotendo un discreto successo fra le mamme, le quali spesso sono proprio loro stesse a chiedere le dimissioni anticipate, perché hanno il desiderio dell’intimità e del calore della propria casa, che la stanza di un ospedale, per quanto confortevole e ben attrezzato, non può di certo offrire.
Non si esclude neppure che la prassi possa essere adottata anche da altri ospedali nazionali, che avrebbero già richiesto di poter studiare la procedura.
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