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Il parto indolore con epidurale, in Italia, è solo per due donne su dieci |
Gravidanza - Articoli |
Scritto da Letizia Perugia Venerdì 15 Maggio 2015 14:49 |
Nel 2011 solo al 20% delle partorienti è stato "concesso" di dare alla luce il proprio bambino in maniera indolore attraverso l'epidurale. In questi anni la tendenza non è stata invertita e lo rivela un'indagine della Società italiana di anestesia analgesia rianimazione e terapia intensiva (Siaarti), secondo i dati, in Italia il 41% dei punti nascita, anche non necessariamente h24, pratica l'analgesia peridurale per il travaglio-parto.
La parola "analgesia" deriva dal greco e vuoi dire "senza dolore", con il termine di "partoanalgesìa" intendiamo una pratica medica che permette di partorire in modo naturale evitando il dolore. L'analgesia nel travaglio di parto (partoanalgesia) si ottiene con una tecnica che viene chiamata analgesia epidurale oppure analgesia peridurale.
Questa tecnica può essere eseguita solo da un medico anestesista, che prima di effettuarla visiterà la futura mamma e controllerà la cartella clinica e le ultime analisi. Partendo a livello della regione lombare e utilizzando un ago apposito, si raggiunge uno spazio, lo spazio epidurale appunto che è formato dal tessuto grasso che riveste le fibre nervose che trasmettono il dolore del travaglio in una zona dove ormai è terminato il midollo spinale.
In questo spazio viene posizionato un piccolo tubo di materiale plastico (detto "cateterino") che si fissa successivamente alla schiena, consentendo qualsiasi movimento alla partoriente e che verrà rimosso a parto avvenuto.
Attraverso il "cateterino" vengono iniettati, quando è necessario e anche per più volte, tutti i farmaci che servono ad ottenere l'analgesia nelle varie fasi del travaglio, senza necessità di ulteriori punture.
Dal 2008 l'analgesia peridurale è entrata nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) ed è pertanto prevedibile che ci sia un incremento di richieste nei prossimi anni, ma in Italia le richieste delle partorienti interessate all'epidurale sono spesso disattese in nome del benessere e della cura del bebè, oltre che della donna.
Gli anestesisti sono sempre più coinvolti nella cura della donna al momento del parto e hanno un ruolo fondamentale esercitando la propria attività in molteplici campi.
La loro responsabilità è però quella di garantire la sicurezza della donna che sta dando alla luce il suo bambino, è emerso nel corso della tavola rotonda organizzata dalla Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva.
I numeri italiani della pratica dell'analgesia in sala parto sono modesti rispetto agli altri Paesi europei: in Francia, per esempio, già nel 2003 l'epidurale era praticata nel 75% dei parti, in Spagna nel 60%.
Nel nostro paese c'è un'estrema parcellizzazione dei punti nascita, i centri con un numero di parti inferiori a 500, privi di una copertura di guardia medico-ostetrica, anestesiologica e medico-pediatrica attiva 24 ore, sono ancora una quota intorno al 30% del totale e soprattutto al centro e nel meridione.
Sulla base dei riferimenti legislativi che prevedono la riorganizzazione dei punti nascita a livello nazionale su due livelli, il Gruppo di studio della Siaarti ha di recente pubblicato una serie di indicazioni utili all'organizzazione di Unità di Anestesia Ostetrica.
Nel documento ci sono le caratteristiche strutturali e impiantistiche delle sale parto/travaglio e del blocco operatorio, sulla base delle più recenti raccomandazioni di Società Scientifiche internazionali.
Nel testo sono elencati anche i campi di attività e le responsabilità dell'anestesista ostetrico e non da ultimo gli standard di sicurezza, validi sia per i centri di I che di II livello. .
L'incremento delle richieste c'è stato, nel corso degli ultimi anni, ma, sempre secondo la Siaarti, mancano le risposte positive al punto da porre l’Italia in coda alla classifica europea di chi pratica il parto indolore. L'epidurale in Italia fa paura, mentre nel resto d'Europa è una pratica molto più "naturale".
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