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Le radiografie sono dannose quando si è in stato di gravidanza? |
Gravidanza - Articoli |
Scritto da Letizia Perugia Giovedì 02 Aprile 2015 15:06 |
Le radiografie sono dannose quando si è in stato di gravidanza? A questa domanda non sempre viene fornita una risposta rassicurante, ma le evidenze scientifiche per rispondere ci sono: molto spesso le preoccupazioni si rivelano ingiustificate e non c’è alcun motivo per cui una mamma debba temere per la salute del bambino.
Lo spiega la dottoressa Luisa Begnozzi, presidente dell’Associazione Italiana di Fisica Medica, l’ente che fornisce una corretta comunicazione sui rischi delle radiazioni per uso medico. Tante donne devono eseguire una radiografia in gravidanza per diagnosticare una malattia o si sottopongono a esami radiografici quando non sanno ancora di essere incinte e giustamente si preoccupano per le possibili conseguenze sul nascituro, ma molto spesso però le preoccupazioni sono ingiustificate e non c'è un motivo scientifico per cui una mamma debba temere per la salute del bambino.
Oggi, l'informazione relativa al pericolo di malformazioni in seguito ad esposizione a radiazioni, non sempre viene fornita correttamente, le donne non trovano risposte e brancolano nel buio. La scienza è infatti chiarissima su legame tra radiazioni e rischio di malformazioni e i dati sono disponibili da decenni: gli effetti nocivi sull’embrione e sul feto si verificano solo per dosi che sono molto più elevate (da 10 a 100 o più volte), di quelle che si ricevono per gli esami radiologici o medico nucleari eseguiti a scopo diagnostico.
Un esame radiologico eseguito in una donna che non sapeva di essere incinta, non deve suscitare ingiustificate preoccupazioni, è comunque sempre indicato rimandare l’esposizione alle radiazioni durante la gravidanza, a meno che l’esame non sia strettamente necessario.
Le radiografie endorali diagnostiche sono eseguibili in gravidanza se utili per la diagnosi di una patologia dentale e le dosi erogate non possono ritenersi associate a rischio di malformazioni.
Rischiose se si fanno almeno 3-4 tac oppure 10-20 radiografie nella zona della pancia.
Il comitato internazionale di radioprotezione, che è l’organismo a livello mondiale deputato a stabilire la soglia di sicurezza in materia di radiazioni, afferma che la soglia di pericolosità durante la gravidanza si raggiunge oltre i 100 milligray (che è l’unità di misura che indica la dose di radiazione assorbita), vale a dire una dose che richiede almeno 3-4 tac o 10-20 radiografie a livello addominale o lombare, che quindi investono direttamente il feto.
Se invece la dose di radiazioni alla quale una donna incinta viene esposta è inferiore ai 100 mGy, la probabilità di aborto o di malformazioni resta pari al 3%, che è la percentuale comune a tutta la popolazione di donne gravide.
Il periodo più delicato, in cui le radiazioni possono essere pericolose anche a dosaggi inferiori, sono le prime settimane di gestazione, quando si ha l’impianto dell’embrione e la formazione degli organi.
In questa fase vale la regola del tutto o niente, come sottolinea Lorenzo Bianchi, l’effetto delle radiazioni cioè può manifestarsi, causando direttamente un aborto spontaneo, o non manifestarsi, ed in tal caso la gravidanza prosegue senza problemi.
Man mano che si va avanti con i mesi, il rischio di problemi al feto diminuisce sempre più, nessun pericolo se la radiografia interessa una zona lontana dalla pancia, come una gamba, un braccio o una panoramica ai denti, la dose di radiazioni che raggiunge il feto è davvero trascurabile.
Stesso discorso per la mammografia, in cui le radiazioni arrivano solo al seno.
Con l’attuale radiologia digitale si riesce a regolare l’apparecchiatura ed ottenere immagini radiologiche perfettamente adeguate alla diagnosi richiesta, con dosi di radiazioni decisamente inferiori rispetto alla tradizionale lastra.
Inoltre, anche se si irradiano zone vicine come il torace, si può chiudere il campo delle radiazioni in modo da non raggiungere l’addome e quindi il feto.
Radiografie e tac però vanno prescritte in gravidanza solo se indispensabili: il rischio è basso ma non significa che radiografie e tac si possano fare alla leggera durante la gravidanza.
Anche se il rischio è trascurabile, non si corre neanche questo, se non c’è reale necessità, sottolinea il fisico medico.
Nel caso, infine, in cui non si possa rimandare l’esame, il medico radiologo informa la paziente dei rischi associati e fa in modo che l’esposizione sia ridotta al minimo indispensabile.
La risonanza magnetica invece non emana radiazioni ionizzanti, come i raggi X, ma utilizza campi magnetici che consentono di ottenere immagini con determinate sequenze.
La letteratura scientifica dice che non esiste prova di teratogenicità, ossia di danni al feto, se si lavora con magneti sotto i 2 Tesla (e la stragrande maggioranza delle apparecchiature è al di sotto di tale soglia), utilizzando sequenze standard, anche se il feto si trova nella zona indagata.
La legge sconsiglia la risonanza nel primo trimestre, perché i campi magnetici potrebbero riscaldare i tessuti e fare aumentare la temperatura del feto oltre la soglia di sicurezza.
Nessun problema invece durante l’allattamento: sia gli esami radiologici che la risonanza magnetica possono essere eseguiti senza problemi durante l’allattamento, dal momento che il latte materno non viene modificato dalle radiazioni ricevute.
Da evitare le indagini di medicina nucleare (ad es. scintigrafie), dato che il radiofarmaco somministrato può contaminare il latte materno.
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