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Il parto: in sala, a casa, in acqua, con o senza la presenza del partner? |
Gravidanza - Articoli |
Scritto da Letizia Perugia Martedì 27 Gennaio 2015 15:27 |
Migliaia di anni di storia umana non sono serviti ad avere un'idea chiara sui comportamenti che le donne devono avere durante il parto. Alcune abitudini che accompagnano la messa al mondo di un bambino, infatti, non sono dettate né dalle evidenze scientifiche né dalla praticità.
Ad esempio le posizioni che la donna assume durante il travaglio, la scelta del luogo in cui partorire, la presenza in sala parto di mariti o compagni con telefonini e tablet per immortalare il lieto evento.
Parlando del travaglio, ad esempio, alle donne che vogliono rimanere sdraiate in questa delicata fase “preparto” è consigliato di evitare la posizione supina e assumere una posizione di lato, così da alleviare la pressione sull'aorta e sulla vena cava che può diminuire l'afflusso di sangue al feto. Questa pratica è definita antiquata e soprattutto inutile da una ricerca apparsa nel numero di febbraio della rivista "Anesthesiology", che ha dimostrato che la posizione laterale non riduce la pressione sulla vena cava, mentre la pressione sull'aorta resta invariata con il passaggio dalla posizione supina a quella laterale.
La donna può quindi assumere la posizione che più si desidera e che risulta per lei più comoda.
Un discorso simile vale per la posizione da tenere durante l'espulsione del feto: nonostante le madri siano essenzialmente lasciate libere di assumere la posizione che risulta loro più comoda, quella preferita dalle ostetriche è sicuramente la supina che consente una maggior facilità di intervento in caso di complicazioni.
Le ricerche scientifiche non dimostrino alcuna differenza tra le diverse posizioni, ma la posizione supina è quella che risulta più scomoda per le donne.
Per questo è stata introdotta soltanto nel tardo medioevo dal chirurgo francese Jacques Guillemeau per facilitare gli interventi dei medici, non la comodità delle donne.
Una delle mode che sta prendendo piede nel nostro Paese è quella del parto in acqua: decine di centri ospedalieri sparsi per la Penisola offrono alle donne la possibilità di mettere al mondo un figlio all'interno di vasche riempite con acqua filtrata alla temperatura di 37°C, questa pratica è nota per avere un effetto miorilassante e antidolorifico sulle donne e per lo stress minore a cui è sottoposto il bambino.
Le attuali linee guida statunitensi dell'American Academy of Paediatrics e dell'American College of Obstetricians and Gynaecologists ne hanno fortemente ridimensionato i benefici e hanno evidenziato la mancanza di prove scientifiche a suo favore e segnalando invece alcuni casi rari ma gravi di complicanze riconducibili a infezioni, emorragie e annegamenti. Uno dei dibattiti più accesi interessa il parto a domicilio, una scelta compiuta da circa lo 0,1% delle donne italiane e molto in voga nel Nord Europa, in Olanda il 30% dei parti è effettuato tra le mura domestiche, alcune Regioni Italiane (Piemonte, Marche, Lazio e province di Trento e Bolzano) assicurano un rimborso parziale delle spese conseguite dalle mamme per partorire a domicilio e, recentemente, il National Institute for Health and Care Excellence inglese ha emanato un documento che incoraggia questa pratica nelle donne in salute che hanno già affrontato una gravidanza senza complicanze.
Fortemente contraria a questa pratica è la quasi totalità dei ginecologi e dei neonatologi italiani, con la Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigoi) che ha definito il parto a domicilio come una procedura difficile da gestire, che non rispetta i moderni requisiti di sicurezza. Altro aspetto è se il compagno della partoriente debba oppure no stare con lei, probabilmente neanche la tendenza dei papà ad assistere al parto si è diffusa pensando al benessere delle donne.
Per la donna sarebbe meglio affrontare il travaglio con la sola presenza di medici e infermieri, questo secondo un nuovo studio condotto da ricercatori britannici dell'University College di Londra, del King’s College e dell'University dell'Hertfordshire, insieme a ricercatori francesi e canadesi, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Social Cognitive and Affective Neuroscience. Secondo i risultati la presenza del partner in sala parto può addirittura acuire i dolori, specie se tra i due c'è una scarsa intimità emotiva, l'esperimento condotto dagli studiosi non è propriamente assimilabile a quello che provano le donne quando partoriscono, i risultati fanno però riflettere. Nella ricerca, 39 donne sono state sottoposte a una sorta di “puntura” laser su un dito, le volontarie hanno ammesso che la presenza del compagno non ha affatto alleviato il dolore provato, alcune volontarie hanno confessato di aver provato meno fastidio quando i ricercatori hanno chiesto al partner di spostarsi in un'altra stanza. Nonostante questo studio, sono sempre di più le coppie che non voglio rinunciare a condividere questo momento, questa tendenza ha ormai contagiato anche gli italiani. Secondo i dati del Ministero della Salute, nel nostro paese 9 uomini su 10 sono presenti al momento del parto.
Qualche anno fa, nella Clinica Mediterranea di Napoli, è stata inaugurata una sala parto ribattezzata “Un nido per tre”, pensata proprio per far condividere ai genitori l’esperienza del parto, la presenza del papà, però, sempre più spesso implica anche l’uso di smartphone e tablet per immortalare il momento più bello e doloroso della vita di una donna. Proprio come hanno di recente dimostrato il calciatore Mauro Icardi o la pop star Robbie WIlliams, la selfie mania non ha risparmiato neanche le sale parto, la tendenza è tanto diffusa che un papà su due, come ha rilevato qualche anno fa l’Associazione italiana ostetriche, non vive appieno l'emozione del momento perché concentrato sulla ripresa o sulla foto da scattare. Negli Stati Uniti è stata però trovata una soluzione al problema: per evitare di perdersi i momenti cruciali del parto, molti papà affidano a fotografi professionisti il compito di immortalare il momento. In sala parto molte cose sono cambiate ed è difficile dire cosa è giusto e cosa e sbagliato, secondo Anna Oliverio Ferraris,psicologa dell'Università La Sapienza di Roma, è una scelta molto personale, alcune coppie preferiscono condividere questo momento emozionante: ci sono papà che la considerano un'esperienza unica e alcune mamme che trovano conforto nella presenza del partner. Ci sono papà facilmente impressionabili e donne che preferiscono rimanere da sole con i medici, la decisione va presa insieme e la presenza del papà è opportuna solo quando questa scelta è condivisa da entrambe le parti.
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