La promozione dei sostituti del latte materno, se non è necessaria, causa un danno alla salute del neonato e della mamma, sono molteplici i benefici riconosciuti all’allattamento al seno come la prevenzione di alcune neoplasie e dell’osteoporosi al contributo imprescindibile alla formazione della flora batterica del nascituro.

 

Il ricorso esplicito al consumo di alimenti alternativi nei primi mesi di vita di un bambino ha anche un effetto più subdolo:  secondo uno studio pubblicato l’anno scorso sulla rivista scientifica "Birth", il comportamento creerebbe confusione nelle giovani mamme e pregiudicherebbe l’adesione all’allattamento al seno.

 

Sono sati analizzati quattro gruppi di donne in stato preconcezionale, incinte, in fase di allattamento al seno o di somministrazione di alimenti in formula e i ricercatori dell’Università americana di Chapel Hill hanno riscontrato una forte influenza da parte della pubblicità sul grado di consapevolezza delle persone osservate, molte delle quali svilivano di conseguenza l’importanza dell’allattamento materno.  

 

Questo argomento è tornato attuale a seguito dell’operazione condotta dai Nas di Livorno che ha portato agli arresti di 12 pediatri tra Toscana e Liguria. 

 

Il procedimento penale coinvolge la Regione in cui 43 anni fa fu aperta la prima banca del latte umano, all’interno dell’Ospedale pediatrico Meyer di Firenze, e che ancora vanta il più alto numero di presidi che aiutano le mamme che hanno problemi ad allattare. 

 

Questi recenti avvenimenti hanno spinto la Coalizione italiana per l’alimentazione dei neonati e dei bambini a chiedere, se la magistratura dovesse confermare le accuse, il riconoscimento del danno biologico al neonato e alla mamma e di quello patrimoniale a entrambi i genitori.  

 

L’associazione Ibfan,impegnata a proteggere l’allattamento e l’alimentazione infantile, al tema dell'allattamento al seno ha dedicato il capitolo 9 del libro "Il Codice Violato" e il quadro che emerge è poco confortante.

 

Le leggi che tutelano l’allattamento al seno esistono, ma spesso vengono aggirate: dal 1981 il Codice internazionale sulla commercializzazione dei sostituti del latte materno, sottoscritto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dall’Unicef, vieta la prescrizione di latte artificiale alla dimissione dopo il parto. 

 

La circolare 16 del 24 ottobre 2000, emessa dal ministro della Sanità Umberto Veronesi al fine di promuovere e tutelare l’allattamento al seno, ricorda che al momento della dimissione non devono essere forniti in omaggio prodotti o materiale in grado di interferire in qualunque modo con l’allattamento al seno.  

 

Le stesse lettere di dimissioni per i neonati non devono prevedere uno spazio predefinito per la prescrizione del sostituto del latte materno equiparandolo a una prescrizione obbligatoria. 

 

Eventuali donazioni di materiali e attrezzature, da parte di aziende produttrici a strutture sanitarie non debbano essere in alcun modo legate alla prescrizione di sostituti. 

 

Dal 2009, con il decreto 82 emesso dal ministero del Lavoro, della Salute e delle politiche Sociali, prescrivere latte artificiale alla dimissione del neonato e della mamma è divenuto un reato. 

 

Chiunque commercializza alimenti di proseguimento con ingredienti alimentari la cui idoneità alla particolare alimentazione dei lattanti dopo il compimento del sesto mese non è confermata da pareri scientifici di organismi riconosciuti a livello nazionale e internazionale, è soggetto al pagamento di una sanzione pecuniaria da dodicimila euro a settantaduemila euro. 

 

A questo bisogna aggiungere anche un vantaggio economico: in uno studio appena apparso sulle colonne di "Archives of Disease in Childhood", alcuni ricercatori della Brunel University di Londra hanno stimato che un prolungamento dell’allattamento al seno potrebbe far risparmiare al sistema nazionale britannico oltre quaranta milioni di euro ogni anno.

 

Potrebbe inoltre ridurre l’esposizione dei neonati ad alcune malattie infettive (infezioni gastrointestinali, del tratto respiratorio, otite media acuta, enterocolite necrotizzante) e il rischio di tumore al seno nelle mamme.  

 

Ad una mamma si sconsiglia di allattare al seno se colpita da alcune infezioni gravi come Hiv, varicella, citomegalovirus nei nati prematuri. 

 

La massima autorità europea in materia di sicurezza alimentare ha confermato che non esistono studi scientifici sufficienti per avvalorare le aggiunte di probiotici, prebiotici e altre sostanze al latte artificiale.