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Varicella in gravidanza: quali rischi corre il bambino? |
Gravidanza - Articoli |
Scritto da Mary Mercoledì 06 Agosto 2014 11:15 |
Sicuramente in molte abbiamo dei ricordi di quando eravamo bambine di quelle orribili bolle fastidiose, febbre alta e forte prurito. Per chiarirci, della varicella. Parliamo dunque di una malattia esantematica molto contagiosa causata da una infezione primaria con il virus varicella-zoster (VZV). Di norma, dura 5-10 giorni e le vescicole guariscono senza lasciare cicatrici. Il virus si diffonde per via aerea attraverso colpi di tosse o starnuti oppure attraverso il contatto diretto con le secrezioni del rash; per questo motivo, l’ammalato è contagioso uno/due giorni prima della comparsa del rush stesso e fino a quando tutte le vescicole dell’eruzione rimangono ricoperte da una crosta (all’incirca 6 giorni).
Cosa accade quando ad avere la varicella è una donna incinta? Quali pericoli possono esserci per il bambino che sta per nascere?
Prima di tutto, è importante sottolineare che il contagio materno non implica che la varicella verrà contratta anche dal bambino: tale eventualità si verifica infatti sono nel 16% dei casi e le conseguenze per il bambino variano a seconda dell’epoca gestazionale in cui il contagio si verifica. Come per molte malattie contratte in gravidanza, il virus causa maggiori problemi se viene a contatto con il bambino durante il primo trimestre. Nei casi più gravi si può verificare un aborto spontaneo, mentre nel 7% dei casi il bambino manifesta i sintomi della cosiddetta sindrome da varicella congenita e cioè cicatrici, atrofia muscolare, encefaliti che possono causare un ritardo mentale e ipoplasia delle dita (cioè dita più piccole e corte rispetto alla norma). L’incidenza di tutti questi eventi avversi diminuisce sensibilmente nel secondo e nel terzo trimestre di gravidanza, mentre bisognerà fare nuovamente attenzione nel caso la futura mamma contragga la varicella a ridosso del parto.
Infatti se il contagio si verifica 18-20 giorni prima del parto, la mamma non avrà fatto in tempo a trasmettere al bambino i suoi anticorpi e quindi con la nascita il bambino, che non è ancora riuscito a svilupparne di propri, si trova a contatto con la madre quando questa è particolarmente contagiosa. Cosa può succedere, quindi?
In questo caso bisogna consultare tempestivamente il proprio ginecologo e cercare di anticipare o ritardare il parto. Se il parto avviene durante l’incubazione della malattia, il bambino nascerà sano, ma potrà ammalarsi dopo: in questo caso gli saranno somministrati antivirali o immunoglobuline per accrescere la sua risposta immunitaria.
Infine, se il contagio avviene entro le 3 settimane che precedono il parto, nessuna paura: il pericolo che il bambino si infetti è basso, inoltre potrebbe guarire prima della nascita.
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