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Dare alla luce un bimbo con parto naturale, dopo aver subito un taglio cesareo è possibile |
Gravidanza - Articoli |
Scritto da Tatta Bis Lunedì 02 Dicembre 2013 13:47 |
Che cos'è il "V-Bac"? Significa Vaginal Birth After Cesarean, è un acronimo inglese che sta per parto vaginale dopo un cesareo. Questa è una possibilità concreta, reale e presa in considerazione sempre più frequentemente anche dalle donne italiane.
Nel nostro paese un bambino su tre nasce con un taglio cesareo, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ritiene che solo il 10-12% dei bambini dovrebbe nascere con un’operazione di questo tipo e diffondere le giuste informazioni e la consapevolezza che non esiste un’unica strada per dare alla luce il secondogenito, è un diritto alla libertà di scelta e alla serenità che non deve essere negato a nessuna mamma. Ci sono casi in cui il taglio cesareo è inevitabile, i medici scelgono di mettere in atto una necessaria operazione di salvataggio che serve a garantire la salute del piccolo e della mamma, il parto cesareo è una vera operazione chirurgica, con tutti i rischi, le complicazioni e i postumi che ogni operazione potrebbe comportare. Così dovrebbe essere vista e valutata da tutte quelle donne che spesso credono sia il modo più semplice ed indolore per dare alla luce il proprio piccolo, creandosi l’errata convinzione che sia preferibile al parto naturale anche quando il bimbo potrebbe tranquillamente nascere in questo modo. Molto spesso chi per necessità o per scelta dà alla luce un bambino con un taglio cesareo, si riprende dall’operazione completamente e velocemente, altre volte però, non è sempre così facile. Le cicatrici di quel taglio (10 cm sul pube),non sono solo quelle fisiche, ma anche psicologiche, sono dure da mandar via.
Molte donne raccontano del rimorso di aver perso il primo vagito del piccolo, di non aver partecipato attivamente alla sua venuta al mondo, gli odori, i pianti, le sensazioni e anche i dolori di quegli indimenticabili momenti, il sentirsi svuotate senza essersene rese conto e, nei casi peggiori, persino un senso di estraneità nei confronti del neonato e la sensazione di aver fallito come genitrice. Per queste donne il V-bac potrebbe essere una seconda possibilità, può aiutare a superare tali disagi, ma non può restituire ciò che si è perso durante il primo concepimento e non supplisce ad un adeguato supporto psicologico, necessario in certi casi.
Il V-bac è una possibilità che devono avere il diritto di prendere in considerazione anche quelle mamme che hanno vissuto serenamente il taglio cesareo. Circolano ancora molte informazioni sbagliate sull’argomento e tanti medici preferiscono consigliare un altro cesareo dopo il primo, ritenendo che il parto naturale sia più rischioso ( possibilità della rottura dell’utero). Questa tesi non è sempre vera, specialmente se il tempo trascorso dal primo parto è maggiore a due anni. La cosa importante è documentarsi, informarsi ed essere consapevoli della scelta che si vuole fare, farsi consigliare, assistere e seguire in tutto il percorso da professionisti qualificati e preparati, trovare strutture ospedaliere che abbiano esperienza del protocollo V-bac e che possano far vivere a tutte le mamme che hanno scelto questo percorso. L’acronimo VBAC fu coniato negli Stati Uniti negli anni '70 da Nancy Weiner, una giovane donna che dopo aver partorito con cesareo, nella successiva gravidanza sentiva il bisogno di partorire per le vie naturali. Iniziò ad informarsi e a studiare per arrivare ad ottenere quello che voleva, da lei ebbe inizio un grande movimento la cui bibbia era “Silent Knife”, il suo libro sul tema (solo in inglese). Nancy è oggi un'ostetrica con oltre 3000 nascite estra ospedaliere all'attivo e centinaia di VBAC. Il movimento che generò fu davvero potente e fece diventare la pratica del VBAC molto nota negli Stati Uniti, e nel resto del mondo. Questo permise di effettuare numerosi studi per valutare la sicurezza e i rischi di entrambe le pratiche: un cesareo dopo cesareo e un vaginale (naturale) dopo cesareo. Il VBAC può essere anche dopo 2-3 o più cesarei, in quel caso si usa VBA2C (parto vaginale dopo 2 cesarei). Oggi esiste un'associazione internazionale che aiuta le donne che vogliono conoscere le loro opzioni di parto dopo un cesareo (uno o più cesarei per la verità): ICAN, Internationa Cesarean Awarebess Network.
Le linee guida sul taglio cesareo emesse dall'Istituto Superiore di Sanità Italiano il 30 gennaio 2012 affermano che le prove scientifiche disponibili, evidenziano che sottoporre la donna a tagli cesarei ripetuti aumenta la possibilità di complicazioni e mortalità materne e perinatali.
Inoltre raccomanda di offrire a tutte le donne che hanno già partorito con taglio cesareo la possibilità di travagliare e partorire per via vaginale. Queste raccomandazioni sono frutto dell’analisi approfondita e ragionata di tutte gli studi medico scientifici disponibili degli ultimi 4 anni, sottoposti poi al giudizio e alla discussione di un folto panel di esperti.
L'organo scientifico di riferimento statunitense, (American College of Obstetricians and Gynecologists -ACOG), con una linea guida del 2010, afferma che la gran parte delle donne con un cesareo alle spalle, effettuato con incisione trasversale (quella comunemente in uso) sono candidate ad un VBAC e deve essere loro offerta la possibilità di entrare in travaglio prima di decidere per un nuovo cesareo.
Le linee guida del Royal College of Obstetricians and Gynaecologists (RCOG) del Regno Unito, del 2007, affermano che la donna deve poter decidere tra parto vaginale dopo cesareo e ripetuto cesareo, e per farlo le vanno illustrati i rischi e i benefici di entrambe le pratiche.
In Italia esiste una grandissima disinformazione e ignoranza dei medici sul VBAC e troppi non conoscono le evidenze scientifiche, nè le linee guida italiane e internazionali, hanno la tendenza al cesareo facile che è passato dal 7% degli anni '80 ad oltre il 40% di oggi.
I ginecologi e le ostetriche non hanno pratica nell’assistere un parto vaginale dopo cesareo e ne sono spaventati, c’è il timore diffuso di ricorsi legali nel caso di complicazioni e, in Italia, il cesareo viene considerato quasi sempre tale in sede legale, quando in realtà, se effettuato inopportunamente quadruplica i rischi di mortalità materna e incrementa drammaticamente i rischi per il bambino. Si preferisce spesso un cesareo inopportuno che può generare rischi, ma spesso i genitori non sanno riconoscere che sono rischi indotti dal cesareo non necessario, o rischi legati ad un eccesso di medicalizzazione. |
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