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In Inghilterra buoni spesa per chi allatta al seno |
Gravidanza - Articoli |
Scritto da Letizia Perugia Mercoledì 13 Novembre 2013 14:24 |
In molti paesi, le donne sono restie ad allattare al seno i loro figli e preferiscono il biberon, l’Oms e i medici ricordano che allattare al seno, almeno fino al sesto mese del bimbo, è fondamentale per un corretto sviluppo fisico e psichico del nascituro.
Per incentivare l'allattamento al seno, nel Regno Unito è stato avviato un progetto pilota: verranno erogati dei buoni voucher alle madri che allatteranno al seno i loro piccoli anche se per ora, il progetto è limitato ad aree difficili dell’Inghilterra.
Se il progetto avrà successo, potrebbe essere esteso al resto dell'Inghilterra, le mamme durante le prime sei settimane, beneficeranno di buoni per un valore di 120 sterline, nel caso in cui l’allattamento si protragga sino a sei mesi, la somma potrà lambire le 200 sterline. Ppotranno essere spesi in buoni per i supermercati e i negozi del centro da 130 puerpere del South Yorkshire e del Derbyshire.
Il progetto è dell’Università Sheffield con la collaborazione del governo e ha lo scopo di cambiare l’approccio all’allattamento al seno nelle aree più depresse dell’Inghilterra.
Infatti qui le ragazze non solo si vergognano di allattare fuori di casa, ma anche in casa, per paura di attirare l’attenzione su una parte del corpo così esposta ad attenzioni di tipo sessuale.
La notizia è apparsa sulla stampa inglese dal Guardian alla Bbc e ha scatenato un dibattito alimentato da chi considera diseducativo dare dei soldi per fare una cosa naturale come nutrire il proprio figlio.
Questo non è però il primo esempio: il governo ha dato degli incentivi per correggere comportamenti scorretti come il fumo e l’abuso di cibo.
Questo esperimento sulle mamme, se funzionasse sarebbe esteso su scala nazionale e non nasconde il desiderio di aiutare chi ha appena partorito.
Inoltre il Sistema sanitario nazionale risparmierebbe 40 milioni di sterline grazie agli effetti positivi dell’allattamento come la diminuzione di problemi come asma e allergie, il miglioramento delle difese immunitarie e le capacità visive e la prevenzione sulla madre per quel che riguarda il tumore al seno.
Nelle zone in cui è in corso il programma soltanto una donna su quattro sta ancora allattando al seno alla sesta-ottava settimana rispetto alla media nazionale del 55%, ecco perché medici e funzionari sono interessati a portare a termine questa sperimentazione.
Per le verifiche ci si affiderà alla autocertificazione e ai controlli delle ostetriche del posto. Questo tipo di incentivi non dovrebbero sorprendere, in Italia al limite te li danno per comprare il latte in polvere, come ha commentato Angela Giusti, ricercatrice dell’Istituto Superiore di Sanità, referente per quel che riguarda i dati sull’allattamento a seno.
Giusti ha dichiarato che i veri aiuti andrebbero dati per non lasciare sole le mamme, ad esempio in Francia le neo mamme hanno 300 euro al mese per ciascuno dei figli, oltre all’aiuto domestico.
In Italia non ci sono i finanziamenti pubblici per fare un sistema di monitoraggio serio su questo tema e dall’ultima indagine Istisan risulta che a pochi giorni dal parto il 91,7% delle italiane e il 90,1% delle straniere allatta al seno.
Il quinto Rapporto della Convenzione sui diritti dell’infanzia (2012) calcola che al momento delle dimissioni quelle che nutrono il neonato con il proprio latte superano l’80%, ma cosa succede dopo? Purtroppo le percentuali crollano.
Questo accade perchè si torna in ufficio e non è semplice avere a disposizione un angolo tranquillo per usare il tiralatte per la poppata successiva.
Nonostante le associazioni dei consumatori abbiano calcolato che il latte artificiale costi 1.200 euro l’anno per bambino, e che la soluzione naturale sia la più economica, la maggior parte delle mamme al terzo mese del bimbo è costretta a cedere alla polvere.
Il latte artificiale è privo della componente anticorpale e del famoso bifido batterio, particolarmente prezioso per l’intestino,come spiega la ginecologa milanese Stefania Piloni.
La rivista pediatrica "Archives of Disease in Childwood" assicura che il latte, assieme al contatto pelle-bambino, aumenta le facoltà cognitive e migliora lo sviluppo neurologico.
L’Oms lo raccomanda come alimento principale fino al sesto mese, ma ci sono anche mamme che non riescono a produrre latte e che per questo si sentono marchiate a vita. Piloni spiega che la cosa importante è che la madre sia felice: meglio una mamma con il biberon di una che piange mentre allatta.
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