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Gravidanza: scoperti i fattori di rischio per la comparsa dei coaguli di sangue |
Gravidanza - Articoli |
Scritto da Letizia Perugia Giovedì 04 Aprile 2013 17:10 |
Le donne che hanno avuto una morte in utero del nascituro o hanno sofferto durante la gravidanza di disturbi come vene varicose, malattie infiammatorie intestinali e patologie cardiache hanno un rischio maggiore di sviluppare pericolosi coaguli nel sangue dopo il parto. Viene rivelato da una ricerca condotta dall'Università di Nottingham. Lo studio ha anche dimostrato che le possibilità di insorgenza di malattia tromboembolica venosa aumentano in relazione a diversi fattori come l'obesità, il sanguinamento durante la gestazione, la nascita prematura e il parto cesareo.
Durante i primi mesi di gravidanza i coauguli del sangue possono essere comuni. Ovviamente spaventano parecchio ma nel caso in cui il feto sia in buona salute e goda di uno sviluppo regolare, l'eventuale comparsa di un coagulo potrebbe non provocare alcun effetto nè sulla madre nè sul bambino. Possono essere causati dalla rottura dei vasi sanguigni o anche dal distacco della placenta. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista "Blood" dell'American Society of Hematology e potrebbero avere importanti implicazioni sulla gestione delle donne a rischio e l'adozione di misure preventive. La malattia tromboembolica venosa è una complicazione rara ma, grave della gravidanza e del parto. Questa colpisce circa una-due donne incinte ogni mille, spiega l'autore principale della ricerca Matthew Grainge ma, nonostante questo, resta una delle principali cause di mortalità delle mamme in attesa anche nei paesi in via di sviluppo. Una diagnosi del rischio più veloce potrebbe permettere agli esperti di adottare con maggiore consapevolezza le misure preventive, come la somministrazione di una dose giornaliera di eparina. La malattia tromboembolica venosa o tromboembolismo venoso (TEV) è una delle patologie più comuni del sistema circolatorio. Nei paesi occidentali si calcola sia la terza malattia cardiovascolare più comune, dopo la cardiopatia ischemica e l'ictus, con un caso ogni 1.000 abitanti. Spesso è clinicamente silente e la morte improvvisa per embolia polmonare è la prima ed unica manifestazione. Questa malattia è legata anche all'età: l'invecchiamento della popolazione è perciò destinato a incrementare nei prossimi anni il numero di casi di tromboembolismo venoso. Se solo si riuscisse a diagnosticare il rischio di possibili coaguli nel sangue delle donne incinte sarebbe molto più semplice operare grazie a misure di prevenzione che ne limitino i danni, come ad esempio la somministrazione giornaliera di farmaci aventi la capacità di ridurre la capacità del sangue di coagulare. |
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