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Parti cesarei: in Italia il 43% sono ingiustificati e inutili |
Gravidanza - Articoli |
Scritto da Letizia Perugia Lunedì 21 Gennaio 2013 12:04 |
In Italia vengono effettuati troppi parti cesarei, molti dei quali sarebbero ingiustificati. Da un controllo a campione su 1.117 cartelle cliniche, distribuite in 78 strutture ospedaliere pubbliche e private accreditate, risulta che il 43% dei parti cesarei in Italia, è ingiustificato.
Nel 2010 i cesarei hanno rappresentato il 29,31% sul totale dei parti. Questa indagine è stata attivata dal Ministero della Salute in seguito a una segnalazione dell'agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali sulle informazioni contenute nelle schede di dimissione ospedaliera con procedura di parto cesareo. In particolare per quanto riguarda le diagnosi di "posizione e presentazione anomala del feto". Tale condizione, che è fortemente associata al taglio cesareo, ha una frequenza nazionale dell'8% circa, ma risultava in alcune strutture molto rappresentata, raggiungendo valori superiori al 20% e in alcuni casi addirittura superiori al 50%. La diagnosi viene inserita nella scheda di dimissione ospedaliera ( lo strumento di raccolta delle informazioni relative a ogni paziente dimesso dagli ospedali che viene trasmessa a Regioni e ministero della Salute) e questa giustifica l'intervento perché così vogliono le linee guida. Il problema è che a confrontare le schede di dimissioni ospedaliere con le cartelle cliniche, spesso, si trovano incongruenze. Non è detto che quel che è scritto sulla Sdo corrisponda appieno alla realtà. Potrebbe trattarsi di un semplice trucchetto per giustificare il cesareo.
Il ministro della Salute, Renato Balduzzi ha dichiarato che se questi dati provvisori fossero confermati al termine dell'indagine, si potrebbe dire che il Servizio sanitario nazionale sprecherebbe 80/85 milioni di euro l'anno per degli interventi non giustificati. I risultati dell'indagine potrebbero mettere a rischio quegli ospedali dove i parti cesarei sono avvenuti senza una giusta motivazione. Si tratta di interventi che possono incidere negativamente sulla salute della donna ed in merito ai quali è necessario agire in modo da riportare la situazione alla normalità, secondo quanto dichiarato da parte del ministro Renato Balduzzi. Nelle cartelle cliniche esaminate era assente la documentazione necessaria a giustificare il parto cesareo. Il ministro teme che ciò sia dovuto ad una situazione di opportunismo: gli ospedali percepiscono per ogni parto cesareo un rimborso di 1139 euro, che va ad aggiungersi a quanto già previsto per il parto naturale, il cui rimborso è pari a 1318,64 euro. Le cartelle cliniche risultate irregolari verranno inviate all'autorità giudiziaria. La media italiana rispetto ai parti cesarei si trova ben al di sopra della media europea. I casi sono distribuiti in maniera piuttosto omogenea tra le regioni italiane e riguardano, tra l'altro, Lombardia, Marche, Lazio, Puglia e Sicilia. |
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