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Mammografia salvavita: negato lo screening al 30% delle donne |
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Scritto da Maria Ida Longo Mercoledì 28 Aprile 2010 09:25 | |||
Ci eravamo già occupati poco tempo fa della prevenzione del cancro al seno, vedendo come i dati di una ricerca confermavano che la mammografia salva la vita di circa 5,7 donne per 1000 controllatene. Ma in Italia, nonostante questi dati, a più del 30% delle aventi diritto, è negato lo screening mammografico soprattutto nelle regioni del Sud. L’allarme è stato lanciato dalla onlus Salute Donne che ha promosso il Forum istituzionale sullo screening mammografico, svoltosi ieri a Roma, insieme all'Osservatorio nazionale screening (ONS) e al Gruppo italiano screening mammografico (Gisma). Dai dati presentati nel corso del convegno, meno del 70% delle donne tra i 50 e i 70 anni riceve la convocazione per lo screening mammografico e di queste solo la metà, ovvero 1 milione e 300mila, aderisce all'invito, eseguendo la mammografia.
Purtroppo nel percorso per la prevenzione c’è molto divario tra nord e sud, infatti solo nel 70% delle regioni del Sud sono attivi programmi di screening contro le percentuali vicine al 100% del Centro e del Nord e quindi nel meridione, solo il 40% delle aventi diritto riceve l'invito allo screening, contro il 90% del settentrione e il 70% del centro. Questi dati purtroppo sono destinati ad abbassarsi ulteriormente nel momento di effettuare il test. Annamaria Mancuso, presidente di Salute Donna onlus, sostiene che queste siano differenze inaccettabili, che mettono in discussione i principi di universalità, equità e omogeneità su cui è fondato il Servizio Sanitario Nazionale. Tutto ciò e ampiamente sostenuto dal Ministro della Salute Ferruccio Fazio, che intervenendo al Forum ha sottolineato come lo screening mammografico si sta ampliando in questi ultimi anni in tutte le regioni e ha ricordato che per informare e sensibilizzare le donne italiane è importante la pubblicazione dei dati regionali su questa importante pratica che sono disponibili sul sito internet del ministero. Fazio ha continuato specificando che, è importante non solo ampliare lo screening volto alla prevenzione ma anche quello personalizzato, adattato cioè al fattore di rischio e alla storia clinica della paziente. Infine, Francesco Cognetti, direttore di Oncologia medica all'Istituto nazionale tumori Regina Elena di Roma, ha ricordato che, visti i dati nazionali e internazionali, nelle donne che partecipano allo screening biennale la riduzione della mortalità arriva fino al 50%. Fonte: AGI
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