Secondo uno studio condotto dai ricercatori del Finland's National Institute for Health and Welfare e pubblicato su Archives of Neurology, chi ha bassi livelli di vitamina D nel sangue rischia di ammalarsi di morbo di Parkinson tre volte tanto di chi invece ha livelli ottimali di tale vitamina.

La ricerca è stata fatta in Finlandia, dove la scarsa presenza del sole ha portato ad un cronico deficit della vitamina D, fornita principalmente dall'esposizione ai raggi solari.

Per questo studio, sono state esaminate più di 3000 persone: uomini e donne tra i 50 e i 79 anni, per un periodo di quasi 30 anni (dal 1978 al 2007), inizialmente, a queste persone sono stati fatti dei test sul sangue per rilevare la quantità di vitamina D presente, negli anni successivi, i pazienti sono stati tenuti sottontrollo per vedere se avrebbero sviluppato la malattia di Parkinson.

Il risultato è stato che, i soggetti con più basse quantità di vitamina D nel sangue avevano il triplo delle probabilità di sviluppare il Parkinson rispetto al gruppo con i livelli più alti.

Considerando lo studio in percentuali notiamo che, coloro che avevano alti livelli di Vitamina D (il 25% del gruppo) avevano il 67% di possibilità in meno di contrarre la malattia.

Come spiegano i ricercatori, ciò avviene perché la vitamina D agisce sia come protettore del sistema immunitario che come aiuto per lo sviluppo del sistema nervoso: le conclusioni però sono ancora da verificare, in quanto è noto che la vitamina D viene assorbita dall’organismo attraverso la pelle tramite i raggi solari e integrata con alcuni alimenti (pesce, latticini e uova), ma bisogna scoprire se supplementi dietetici di vitamina D o una maggiore esposizione alla luce solare possano realmente avere effetti preventivi nei confronti del morbo di Parkinson.

Fonte: Asca