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Batterio killer: incriminati i semi di fieno greco proveniente dall'Egitto |
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Scritto da Angela Messina Venerdì 08 Luglio 2011 08:15 | |||
Dopo varie incriminazioni e conseguenti smentite, sembrerebbe che alla fine si sia trovata l'origine del batterio killer in un lotto di semi importato dall'Egitto da un'azienda tedesca. Sembrerebbe anche che altri lotti di fieno greco importati dall'Egitto nel periodo dal 2009 al 2011 potrebbero essere implicati. In particolare la partita di semi del 2009 sembra essere legata ai casi in Francia, mentre si ritiene che quella del 2010 sia legata ai casi in Germania.
La certezza però non c'è, infatti l'Efsa, nella nota che ha diramato, afferma che c'è ancora molta incertezza sul fatto che questa possa essere veramente la causa comune di tutte le infezioni, poiché attualmente non ci sono risultati positivi di test batteriologici e quindi le analisi continuano. Intanto alla luce dei fatti la Commissione europea ha fermato le importazioni di semi e di germogli dall’Egitto fino al prossimo ottobre, mentre l'organismo di quarantena del ministero dell'agricoltura egiziano ha smentito che sia uno stock di semi di fieno greco egiziano ad avere causato l'infezione di E.coli nell'Unione europea. In Germania l’epidemia ha causato 4000 persone infettate e 48 morti, la fonte è stata individuata in una azienda di Bienenbuettel in Bassa Sassonia che produceva germogli. In Francia, invece, nella regione di Bordeaux, l’E.coli ha infettato 15 persone sempre attraverso i germogli. In questo caso la fonte erano semi venduti da una ditta inglese, la Thompson e Morgan. In entrambe le epidemie, in effetti, il batterio è lo stesso: quello conosciuto con il nome di Escherichia coli O104:H4, un ceppo molto raro e molto aggressivo. Pochi giorni fa, ricercatori dell'Università di Muenster hanno spiegato perché questo ceppo ha un'aggressività senza precedenti. Il microrganismo combina la potenza di due patogeni: uno capace di produrre la tossina enteroemorragica, l'altro in grado di attaccarsi alle pareti dell'intestino. Lo studio è stato pubblicato su The Lancet Infectious Diseases da un gruppo di immunologi coordinati da Helge Karch che ha condotto analisi su campioni di batteri isolati da vittime e pazienti della recente epidemia. Il batterio risulta, quindi, un combinato di un E. coli enteroaggregante (capace di ammassarsi alla parete intestinale) e un batterio produttore della tossina shiga, che può dare la sindrome emolitico-uremica (che porta a insufficienza renale acuta).
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