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Svezia: mamma dona utero alla figlia nata senza organi riproduttivi |
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Scritto da Angela Messina Martedì 14 Giugno 2011 14:03 | |||
Il desiderio di diventare madre è insito in ogni donna e quando questo non è possibile naturalmente, molte donne fanno delle scelte anche radicali pur di provare questa immensa gioia. Il caso di Sara Ottosson, la 25enne svedese nata senza organi riproduttivi a causa dellla sindrome di Mayer Rokitansky Kuster Hauser è ancora diverso. La ragazza, che vive a Stoccolma, è nata senza organi riproduttivi, ma con ovaie normali e funzionanti : una condizione di cui non si conosce ancora la causa e che colpisce una persona su 5mila, che spesso se ne rende conto solo da adolescente, in concomitanza con il mancato arrivo del mestruo.
Il suo desiderio di maternità, forse, potrà comunque essere realizzato grazie alla madre Eva, che a 56 anni ha deciso di donare alla figlia il suo utero. Si tratta del primo trapianto di utero mai avvenuto, escludendo un episodio analogo non andato a buon fine e accaduto in Arabia Saudita ormai undici anni fa. Oggi, grazie a nuove tecnologie e al progredire della scienza medica, sarà probabilmente possibile espiantare l’utero dalla madre e impiantarlo nel corpo della giovane Sara. Se la rivoluzionaria operazione di trapianto avrà successo, gli ovuli di Sara potranno essere fecondati usando lo sperma del suo fidanzato e poi impiantanti nel nuovo utero che, una volta portata a termine la gravidanza, con parto cesareo, verrà rimosso dall'addome della ragazza. A effettuare questo delicato intervento sarà il professor Matts Brannstrom, lo stesso che operò in Arabia nel 2000 e che, a distanza di anni, è sicuro di aver trovato una soluzione che eviterà i medesimi inconvenienti riscontrati nel caso precedente. Questo tipo di trapianto è una delle operazioni più complicate della medicina moderna, spiega Mats Brannstrom, è molto più complesso che trapiantare un rene, il fegato o il cuore per la difficoltà di evitare emorragie e la necessità che i vasi sanguigni siano della misura sufficiente a connettere l’utero. Brannstrom è quindi fiducioso e, se il trapianto avrà successo, per Sara sarà possibile ricorrere alla fecondazione assistita, anche se non prima di un anno dall’intervento. Per la sua coraggiosa mamma si tratta di una scelta maturata dopo qualche perplessità iniziale.Ovviamente, l'implicazione morale di questo delicatissimo intervento è evidente a tutti, visto che se Sara restasse incinta, farebbe crescere il suo bambino nello stesso utero da cui è nata lei 25 anni fa. Ma né la signora Ottosson né la figlia sembrano preoccuparsene. «Io e Sara siamo due persone molto razionali - ha spiegato la donna al Daily Telegraph - ed entrambe pensiamo è solo un utero. A mia figlia l'utero serve molto più che a me e io sono il donatore migliore che possa avere».
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