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La disfertilità maschile |
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L’infertilità o più generalmente la disfertilità è l’incapacità di concepire (riprodursi) nell’arco di un anno di rapporti non protetti, ovviamente centrati nei giorni opportuni del ciclo femminile. Ove l’evento fecondante non avvenga in tale arco di tempo la coppia deve prendere in considerazione la presenza di problemi relativi al grado di fertilità, poiché la maggioranza della popolazione è in grado di realizzare l’obiettivo nell’arco di un anno. Nell’uomo le ragioni della disfertilità temporanea o permanente sono relative a disordini ormonali, malattie generali, traumi e/o ostruzioni delle strutture riproduttive, disfunzioni sessuali e, sempre più spesso, processi infiammatori prostatici e/o pelvici. Alcune di tali ragioni diventano tanto più lunghe e difficili da trattare e risolvere quanto più a lungo rimangono ignorate, sottovalutate e non trattate adeguatamente. L’incidenza della disfertilità nella popolazione generale riguarda circa il 30% delle coppie e circa la metà di questo problema è dovuto a questioni genitali maschili, spesso e soprattutto per la trascuratezza sopracitata molti uomini rischiano di perdere definitivamente la loro capacità fertile, ove invece il precoce riconoscimento dei problemi, anche in soggetti molto giovani, può riportare con le oppurtune terapie ricostitutive alla normalità in tempi ragionevoli ed in modo stabile. La produzione dello sperma Lo sperma è costituito dalla parte cellulare, gli spermatozoi. e dalla parte liquida, il secreto prostato-vescicolare. Esso pertanto dipende dall’attività di produzione degli spermatozoi nei tubuli seminiferi dei testicoli e del liquido spermatico da parte della prostata coadiuvata dalle vescicole seminali. Nei tubuli una serie di divisioni cellulari porta le cellule germinali a maturare verso la formazione degli spermatozoi maturi che poi vengono rilasciati, previa eliminazione di quelli difettosi da parte delle componenti dell’epididimo, nel dotto deferente che li veicola verso la prostata dove si uniscono al liquido spermatico. La loro maturazione forma cellule con metà del patrimonio genetico (23 cromosomi) e richiede circa 70 giorni attraverso 6 fasi di circa 16 giorni ciascuna Ogni spermatozoo possiede una lunga coda che gli consente di nuotare con adeguata rapidità e di moto rettilineo (il moto necessario per raggiungere l’uovo e fecondarlo): l’energia è fornita da un set di mitocondri, posti tra la testa e la coda, che consumano fruttosio covertito in piruvato per produrre il necessario ATP (il vero carburante del motore).
La diagnosi della disfertilità La seconda fase diagnostica è la verifica attenta delle componenti genitali, in particolare la prostata ed i testicoli, il contenuto dello scroto, nonché la valutazione di aspetti corporei che siano segnali di disfunzioni ormonali. La terza fase diagnostica deve verificare la storia relativa alla funzione riproduttiva ed in particolare il tempo della pubertà (inizio e fase di sviluppo genitale e somatico generale), possibili gravidanze indotte e il tempo di controllo ejaculatorio, le precedenti malattie a trasmissione sessuale, l’impiego di lubrificanti non idonei. La quarta fase diagnostica richiede le indagini strumentali per livelli successivi di complessità. • il primo livello comprende: o l’analisi biochimica dello sperma – il medesimo sperma raccolto per l’esame precedente è utilizzato per l’analisi biochimica; i parametri biochimici sono ancora oggetto di standardizzazione (LDH, piruvato e lattato) o revisione (fruttosio e zinco), ma i dati più recenti che consentono di definire la funzione prostatica (la principale nella produzione della parte fluida dello sperma e nel garantire spermatozoi integri) sono il dosaggio del PSA (v.n.>100 ng/ml), la creatinina e l’acido urico (v.n.1 ml) pur essendo influenzato fortemente dal tempo e dalla qualità di eccitazione, dà utili indicazioni relative alla capacità secretiva complessiva della prostata e allo stato di idratazione generale; i caratteri fisici dello sperma (aspetto, colore, fluidità, viscosità) sono valuti come indicatori complessivi della qualità dello sperma, ma non danno dati specifici di certa interpretazione. o la coltura del secreto prostatico – la ricerca dei vari microrganismi è fondamentale perché eventuali infezioni possono concorrere nel danno degli spermatozoi o nella costituzione di un liquido spermatico di cattiva qualità che pertanto incrementa la degradazione degli spermatozoi. o l’ecografia scroto-testicolare con fase doppler – l’esame deve verificare la morfologia e la struttura del contenuto scrotale ed in particolare dei testicoli (didimo ed epididimo), del funicolo spermatico soprattutto in relazione alla struttura del plesso venoso pampiniforme e alla presenza del doto deferente, dello spazio peritesticolare che dovrà essere di dimensioni minime (circa 1-2 mm); la fase doppler dovrà valutare il flusso fluido dello spazio peritesticolare ed i flussi arteriosi ma soprattutto venosi, ai fini della definizione di un idrocele e/o di un varicocele, e la verifica della presenza di aree di ipervascolarizzazione testicolare. o l’ecografia prostatica transaddominale e transrettale con fase doppler – i due tempi dell’esame devono valutare la morfologia, le dimensioni e la struttura della prostata e delle vescicole seminali, dell’uretra prostatica con le componenti dei dotti ejaculatori; la fase doppler consente di valutare gli stati di congestione prostatica, uretrale prostatica e periprostatica. o il dosaggio nel sangue dei principali ormoni – a questo livello diagnostico il dosaggio ha solo valore indicativo per il secondo livello diagnostico e deve essere considerato per FSH, LH, Prolattina, Testosterone, DHT, T3, T4, Cortisolo. o lo studio dinamico dell’asse diencefalo-ipofisario-testicolare – ove il valore basale si dimostri alterato tale test, eseguito con gli opportuni stimoli o inibizioni in test successivi per ogni ormone da considerare, permette di definire la capacità di risposta dell’asse fondamentale regolativo della produzione spermatica; deve essere considerato per FSH, LH, Prolattina, Testosterone, DHT. o la rilevazione nel sangue e nello sperma di anticorpi specifici antispermatozoi – permette di rilevare la possibilità di patologie autoimmuni o disimmuni che portino a morte gli spermatozoi. o la determinazione delle delezioni nel cromosoma Y – l’analisi permette di definire le alterazioni geniche del cromosoma che possono essere responsabili delle gravi alterazioni della spermiogenesi (OAT, oligo-azoo-terato-spermia grave – SCOS, sertoly cell only syndrome) che attualmente sono state rilevate in circa il 10% dei soggetti con tali forme di disfertilità grave. o test di penetrazione mucosa degli spermatozoi e di loro integrità funzionale – permettono di verificare la capacità degli seprmatozoi integri e con mobilità rapida progressiva di superare gli ostacoli chimico-meccanici nel muco del tratto genitale femminile; è eseguibile prelevando il muco vaginale e mescolandolo con gli spermatozoi di un ejaculato oppure 12-24 ore dopo il coito per verificare lo stato di spermatico dopo il suo deposito in vagina. • il terzo livello comprende: o la biopsia testicolare bilaterale – l’esame è eseguibile per via transcrotale con ago o per via chirurgica, in generale associato alla deferentografia; la via chirurgica è meno rischiosa e più precisa perché consente di avere a disposizione una o più parti di tubulo seminifero completo; il prelievo del testicolo consente di analizzare la composizione del tubulo seminifero e la presenza dell’intera linea germinale sino alla presenza degli spermatozoi maturi. Il trattamento della disfertilità La scelta fondamentale comprende due atteggiamenti diversi ed è relativa alle urgenze definite dalla necessità temporale di riprodursi. Il primo provvede a risolvere, quando possibile, la ragione della disfertilità per riportare la situazione alla normalità stabile: agirà a livello farmacologico o chirurgico in relazione alla/e cause determinate dagli esami effettuati. Il secondo provvede ad attivare i percorsi di fecondazione assistita per ottenere il risultato procreativo indipendentemente dalla soluzione del problema; spesso tuttavia tali procedure richiedono di essere precedute comunque da un programma di miglioramento della qualità dello sperma o della qualità della produzione testicolare. In linea di priorità si dovrebbe sempre provvedere prima al trattamento farmacologico necessario a risolvere le ragioni della disfertilità e a recuperare lo stato di salute generale e genitale e poi, nel caso impiegare le procedure di fecondazione assistita. Terapia immunotissulare (SAT) – l’immunoterapia è basata sulla somministrazione (per supposte o talvolta per microiniezioni intradermiche della componente Fab di anticorpi antitissulari specifici (ottenuti da cavalli opportunamente allevati, sensibilizzati con estratti da organi suini, i più simili per composizione a quelli umani) che agiscono sui tessuti bersaglio riequilibrando la funzione alterata; lo schema di somministrazione dipende dalle cause che inducono la disfunzione fertile così da agire sulle diverse componenti siano esse neuroendocrine, vascolari, prostatiche o testicolari; il trattamento richiede generalmente almeno 3-6 mesi e le scelte devono essere eseguite da un andrologo esperto di tale terapia. Terapia naturopatica – la buona funzione fertile è anche strettamente dipendente dalle scelte nutrizionali e dallo stile di vita; scelte nutrizionali errate, quali cibi troppo elaborati o trattati, alimentazione troppo rapida e poco digeribile, carente di frutta e verdura sono spesso alla base della disfunzione fertile; uno stile di vita caratterizzato dall’uso eccessivo o continuo di alcoolici, dal fumo e dall’uso di droghe di ogni tipo (soprattutto quelle cosidette ricreative), dallo stress e dal sovraffaticamento o dall’eccesso di competizione è spesso alla base della disfunzione fertile. Entrambi possono essere coesistenti amplificando i modesti effetti di parziali condizioni negative. La correzione di questi due aspetti costituisce la terapia naturopatica e il riequilibrio nutrizionale associato alla modifica dello stile di vita spesso è determinante per la ricostituzione della normale funzione fertile. Tutte le altre condizioni patologiche presenti si avvantaggeranno notevolmente nella loro terapia da tale riequilibrio. Il riequilibrio nutrizionale comprende: L’attività fisica generale mantiene efficiente il sistema cardiovascolare e scheletrico-muscolare, concorre al rilassamento ed al sonno equilibrato, mantiene equilibrato il peso corporeo ed efficiente la distribuzione energetica corporea. L’omeopatia con l’impiego di specifici preparati definiti per tipo e dosi di somministrazione da un medico o andrologo omeopata può essere utile nel trattamento della disfunzione fertile, pur spesso richiedendo tempi molto lunghi. Altre terapie farmacologiche – talvolta lo stato infiammatorio infettivo prostatico o testicolare richiede un percorso controllato di terapia antibiotica con lo scopo di ridurre la tossicità indotta dai microrganismi; questa deve essere condotta per il minimo tempo utile ad evitare che alla tossicità da microrgamismi si sotituisca quella da antibiotici; trattamenti concorrenti a ridurre le reazioni infiammatorie o tossiche da radicali liberi, soprattutto le specie ossidanti possono essere utili per favorire il ripristino delle condizioni ottimali di sopravvivenza nel liquido spermatico. Terapia chirurgica – I trattamenti chirurgici devono rimuovere le condizioni di sofferenza testicolare e di pessima circolazione, soprattutto relative al cattivo ritorno venoso ed alla congestione scrotale; si deve provvedere a rimuovere il varicocele di 2^ grado clinico (3^ grado ecografico) o maggiore con tecnica radicale, si possono utilizzare tecniche meno invasive quali la microdissezione inguinale e la scleroterapia per il varicocele di 1^ grado clinico (1^ e 2^ ecografico); altrettanto importante è la riduzione con tecnica di resezione della tonaca vaginale nelle forme di idrocele di 2^ grado clinico (3^ grado ecografico) o superiore; in caso di ostruzioni dei dotti deferenti e/o degli epididimi si potrà provare ad applicare le tecniche di ricanalizzazione microchirurgica anche se il loro successo è moderato. Fecondazione assistita – quando ogni altra terapia non abbia avuto successo in un tempo ragionevole (almeno un anno) o le condizioni patologiche rendono impossibile il recupero della normale fertilità, ha senso ricorrere alle tecniche di fecondazione assistita che, per quanto riguarda l’uomo, sono caratterizzate dai metodi di induzione dell’ejaculazione e dai metodi di recupero e preparazione degli spermatozoi; il successo del recupero degli spermatozoi è abbastanza buono, tuttavia il successo dell’intera operazione di fecondazione assistita è abbastanza deludente, assestandosi in media tra le diverse tecniche intorno al 10% dei casi trattati. Si deve comunque tenere presente che tali metodi tolgono ogni protezione naturale per possibili alterazioni geniche trasmissibili, protezione che è data proprio dalla selezione che la corsa degli spermatozoi verso l’uovo impone. La assenza di tale selezione è la ragione della bassa riuscita per differenti ragioni biologiche delle tecniche impiegate: le più gravi impediscono la formazione dello zigote, le meno gravi fanno fallire l’attecchimento e lo sviluppo dell’embrione, quelle lievi possono non dare problemi o potrebbero dare problemi nel futuro del nuovo nato. Su questo ultimo aspetto nessuno per ora può dire assolutamente nulla, ma andrebbe tenuto nella debita considerazione quando si decida di ricorrere alle tecniche di fecondazione assistita, il che implica una attenta analisi preliminare dello stato relativo alle lesioni dei cromosomi, anche quelle piccole, questione attualmente ancora difficile da definire. I fondamentali metodi di fecondazione assistita sono: • il recupero degli spermatozoi – le tecniche impiegate consentono di recuperare gli spermatozoi dai testicoli o dagli epididimi quando una ostruzione o l’assenza dei dotti deferenti bilaterale non consenta la loro fuoriuscita spontanea, ma anche nel caso di una concentrazione insufficiente di spermatozoi efficaci sia presente nello sperma o ci sia un quadro di azoospermia irrisolbile; si può applicare sia la tecnica di aspirazione diretta dagli epididimi (MESA, micro epididymal sperm aspiration) che prevede l’incisione dello scroto così da raggiungere uno degli epididimi o entrambi e con un ago sottile si aspirano gli spermatozoi o la tecnica di aspirazione con puntura percutanea (PESA, percutaneous epididymal sperm aspiration) sino a raggiungere l’epididimo e provvedere all’aspirazione: in entrambi i casi si aspirano spermatozoi maturi e prevalentemente sani, salvo stati infiammatori dell’epididimo; alternativamente e quando dagli epididimi non si riesce o può estrarre alcunché si può applicare la tecncica di estrazione dai testicoli (TSE, testicular sperm extraction) sia per via percutanea con un ago sottile che per via chirurgica incidendo lo scroto: in realtà è l’equivalente della biopsia testicolare e aumenta notevolmente il grado di spermatozoi immaturi; tutte queste procedure si eseguono in anestesia locale, richiedono circa 30 minuti, ma producono sempre dolore e gonfiore postprelievo; la MESA e la PESA è bene non siano ripetute per l’alto rischio di formazione di cicatrici ed infezioni, per cui il materiale non impiegato è bene che sia conservato surgelato (crioconservazione) per i tentativi successivi; la TSE purtroppo non consente neanche la conservazione per la scarsità del materiale estraibile. • il lavaggio degli spermatozoi – è una tecnica che consente, avendo ottenuto lo sperma per via naturale o elettrostimolata, di liberare gli seprmatozoi dai materiali del liquido spermatico che possano renderli inefficaci in modo da ottimizzare la prpcedura di inseminazione; recueprato lo sperma e diluito in una apposita soluzione di lavaggio, gli seprmatozoi vengono separati per centrifugazione; i due passaggi possono essere ripetuti per ottenere il miglior risultato; il prodotto ottenuto è un concentrato di spermatozoi puliti, meglio impiegabile per la fertilizzazzione. • l’IVF (in vitro fertilization) e l’ICSI (intracytoplasmic sperm injection) – prima si ottengonoi gli ovoli maturi al momento opportuno dalla donna con agoaspirazione ecoguidata o per via laparoscopica; la prima mette a diretto confronto, in apposito contenitore ad adeguata temparatura e con idonea soluzione uno o più ovuli maturi con gli spermatozoi preparati come sopra, per 2-4 giorni; la seconda prevede l’iniezione diretta dello spermatozoo nell’uvulo maturo; gli ovuli fecondati poi vengono incubati per alcuni giorni e qualora si costituisca l’embrione vitale, esso viene trasferito nell’utero (ET, embryo transfer) opportunamente preparto con i dovuti stimoli ormonali ai fini dell’attecchimento che è e rimane la fase più delicata dell’operazione: molto, troppo spesso tende a fallire, invalidando tutta la fatica delle procedure adottate. • la GIFT (gamete intrafallopian transfer) – ottenuti l’ovulo e gli spermatozoi con le tecniche descritte, tutti vengono iniettati per via laparoscopica direttamente nella tuba in cui, ove tuttofunzioni bene, dovrebbe avvenire la fecondazione e poi la discesa verso l’utero dell’embrione costitutosi; la tecnica tende a rispettare maggiormente il percorso naturale, ma anche in questo caso il successo di fecondazione ed impanto è basso come nelle altre tecniche. Approfondimenti: Sito web Andrologia online
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