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Tutti noi abbiamo delle "basi universali" sulla genitorialità |
Benessere - Articoli |
Scritto da Letizia Perugia Giovedì 14 Novembre 2013 14:11 |
Essere genitori non è mai facile, è complicato e comporta una serie di sfide continue che cambiano via via con la crescita dei figli, tutti noi però possediamo delle conoscenze di base universali sulla genitorialità che sono indipendenti da educazione, cultura e altre differenze individuali.
Il fondatore delle neuroscienze comportamentali della genitorialità, Marc Bornstein, direttore del National Institute of Child Health and Human Development di Bethesda (fa parte dei prestigiosi Istituti Nazionali di Sanità degli Stati Uniti) spiega come gli studi cross-culturali e di brain imaging, che permettono di studiare il cervello delle mamme e dei papà, mostrano che siamo ben equipaggiati per diventare madri e padri.
Esistono quindi delle "basi universali" che costituiscono il fondamento del fenomeno della genitorialità e conoscerli è molto importante, alla luce della precoce interazione con la madre che ha un’enorme influenza sullo sviluppo di ogni bambino. Sarebbe importante sapere tutto ciò che accade per poter fare le scelte migliori, per intervenire e, se è possibile, per prevenire i comportamenti disfunzionali e patologici che avranno conseguenze sugli adulti di domani.
Marc Bornstein spiega che diventare genitori è come essere il celebre Giano a due facce della mitologia: è una fase in genere molto gratificante della vita dell’adulto, ma che ha anche un valore funzionale allo sviluppo delle nuove generazioni.
La genitorialità, per questo, secondo Bornstein va studiata a più livelli e non dimentichiamo che nello sviluppo di un bambino gli aspetti biologici e culturali sono interconnessi e inscindibili fin da prima della nascita.
Alcuni "universali" neurofisiologici, comportamentali e anche cognitivi esistono, i primi (ascrivibili al nostro stesso essere mammiferi) sono la perfetta sincronizzazione tra mamma e figlio del battito cardiaco e della pressione del sangue.
Esiste anche una sincronizzazione comportamentale, che è specifica per i diversi dominii: fisico, sociale, di esplorazione del mondo e di attenzione.
Bornstein fa l'esempio di una mamma che parla molto e continuiamente al neonato, il piccolo sarà più propenso ad ascoltare e avrà una precoce ricchezza di linguaggio.
Già a 3 mesi i bambini mostrano nell’area parietale una reazione aumentata alla vista della fotografia della madre piuttosto che a quella di una donna decisamente somigliante.
Avere capito questa sintonizzazione fisiologica ha permesso agli studiosi di “correggere” gli effetti negativi dovuti al tipo particolare di espressività delle madri depresse.
Uno studio condotto dal gruppo di Bornstein su oltre 700 coppie mamma-neonato di un mese in 11 diversi Paesi (Giappone, Camerun, Italia, Sud America) ha dimostrato che il pianto di un neonato provoca in tutte le madri osservate due reazioni: prenderlo in braccio e poi parlargli.
Confrontando i modelli di attivazione cerebrale al pianto di un neonato, le donne presentano un grado di attivazione maggiore rispetto agli uomini nelle tre aree (il giro frontale inferiore, il giro del cingolo e la motoria supplementare) che sono legate all’empatia, ai meccanismi della ricompensa e all’intenzione di agire o di parlare.
Queste sono le basi neurali dei comportamenti comuni emersi da questo studio di tipo multiculturale. Naturalmente uomini e donne, rispondono in modo diverso anche alla vista dei visi dei bambini.
Le facce e il pianto provocano negli uni e nelle altre risposte universali inscritte nel nostro cervello e comprenderle significa riuscire a svelare i meccanismi dell’istinto della cura dei cuccioli e si tratta di conoscenze da traslare poi alla clinica.
Bornstein precisa che non soltanto le donne debbano essere deputate, perché considerate più idonee, alle cure dei piccoli perchè avere dei figli cambia sia i maschi sia le femmine (dal livello di secrezione ormonale fino al funzionamento del cervello che può modificarsi in modo significativo e “ricollocare” le proprie diverse risorse cognitive).
Anche i padri, quando vengono incaricati di prendersi cura dei piccoli, lo fanno molto bene.
Quando invece i due genitori appartengono allo stesso sesso? lo studioso crede che non ci sia un risposta definitivamente chiara sul tema dell’omosessualità.
In questi casi, spesso, esistono comunque personalità e ruoli differenti all’interno della coppia, le dinamiche sono complesse: se si parla di donne, una delle due è spesso la mamma biologica, mentre nel caso di due uomini, in genere, c’è di mezzo un’adozione.
Per il benessere del bambino, Bornstein individua piuttosto dei problemi nel caso in cui il genitore sia single, sia in termini di stimoli ridotti sia in termini di carenti esperienze sociali.
Ci sono anche altri fattori, oltre alle basi biologiche, che ne influenzano la pratica quotidiana: su tutto interviene il contesto culturale di appartenenza, che determina i valori e le scelte, ma modifica anche lo stile genitoriale e lo sviluppo delle capacità cognitive dei bambini.
I dati dicono che lo sviluppo cognitivo viene pesantemente influenzato anche dal livello socio-economico della famiglia in cui si nasce e si cresce.
Per questo motivo che il supporto della società è indispensabile, creando una vera e propria triade con i genitori e con il bambino.
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