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La crisi ci fa diventare meno intelligenti
Benessere - Articoli
Scritto da Tatta Bis     Lunedì 02 Settembre 2013 15:16    PDF Stampa E-mail
Cervello LogoIn questo difficile periodo di crisi, anche il cervello paga il prezzo della povertà: i neuroni lavorano peggio. Questa è la conclusione di uno studio internazionale, pubblicato su "Science", la ricerca è il frutto della collaborazione di due famose Università americane, Harvard e la Princeton University, insieme alla Warwick University in Inghilterra. 
 
Gli autori hanno affermato e dimostrato che lo stress causato dalle difficoltà finanziarie sembrerebbe responsabile di un notevole abbassamento del quoziente intellettivo (di 13 punti nel QI test). 
 
Cervello

Sendhil Mullainathan è uno degli autori della Harvard Universitye ha paragonato il cervello di una persona con grossi problemi economici a un computer, spiegando che è come quando guardiamo un computer che sembra incredibilmente lento, ma in realtà sta scaricando in background una elevatissima quantità di dati. Il computer non è lento, ma sta facendo qualcosa di diverso.
 
Alleggerire chi paga a stento le bollette di alcuni di queste preoccupazioni (per esempio concedendo maggiori agevolazioni sulle spese legate alla famiglia), potrebbe aiutarli da un punto di vista economico, ma anche mentale. 
 
Questo si traduce in migliori prestazioni lavorative, e permette alla persona di uscire da un circolo vizioso. Lo studio si è svolto tra Stati Uniti e India dove nel primo caso sono state reclutate circa 400 persone presso un centro commerciale del New Jersey, e sono state divise, in base agli stipendi medi percepiti, in benestanti(circa 50 mila euro annui), e poveri (circa 15 mila). 
 
I partecipanti sono stati sottoposti ai test del quoziente intellettivo (QI) e di controllo degli impulsi e alla metà di questi è stata fatta una domanda trabocchetto prima dell'inizio dei test, mirata a ricordargli eventuali problemi economici: "Cosa fareste se si rompesse la macchina e ci volessero 1.100 euro per ripararla?". 
 
Il gruppo dei poveri a cui era stata fatta la domanda ha dato risultati più bassi in tutti i test, anche di 13 punti inferiore in quelli del QI, mentre i poveri che non erano stati sottoposti alla domanda avevano dato risultati elevati tanto quanto quelli dei ricchi. 
 
La seconda parte della ricerca è stata condotta in India su 464 coltivatori di canna da zucchero e ha confermato i risultati della prima parte dello studio, i contadini prendono lo stipendio una volta all'anno. 
 
Il mese dopo la raccolta sono abbastanza ricchi, ma il mese prima, quando il denaro è esaurito, sono piuttosto poveri, come spiega Mullainathan.
 
I ricercatori hanno osservato le stesse persone il mese prima e il mese dopo il raccolto, e ciò che emerge è che il QI aumenta. Dallo studio è emerso che tra i risultati dei test effettuati prima e dopo che i contadini avevano ricevuto lo stipendio, c'era una discrepanza notevole: anche di 10 punti nella valutazione del quoziente intellettivo.
 
Quindi i deficit di ogni genere (soldi, tempo, legami sociali e persino calorici) riducono la "larghezza della banda" mentale. Basta chiedere a una persona povera di pensare a problemi finanziari ipotetici per ridurre la larghezza di banda mentale: si tratta di un impatto acuto, immediato. 
 
In tempi di crisi finanziaria, gli scienziati valutano l'impatto che questi problemi hanno sulle differenti sfere della vita quotidiana, e in questo caso in particolare sulla stessa capacità di lavorare.
 
Pochi giorni fa uno studio pubblicato su Neurology e condotto da un team di ricercatori del Sutter Health, in California, riportava che il basso reddito aumenta il rischio di sviluppare emicrania, che a sua volta crea problemi notevoli sul lavoro. 
 
Gli scienziati, si spingono a proporre alcuni suggerimenti ai decisori politici, come prevedere nelle leggi di bilancio maggiori agevolazioni sulle spese legate alla famiglia. Un intervento che, secondo gli autori della ricerca, avrebbe importanti ricadute non solo da un punto di vista economico, ma anche sulla salute mentale di chi è rimasto indietro a causa della crisi.
 
Quando si è poveri, non è solo il denaro che scarseggia come ha dichiarato il professor Sendhil Mullainathan, ma viene a mancare anche parte della capacità cognitiva, è come se il cervello si trovasse "in riserva".
 
La ricerca dimostra quanto sbagli chi sostiene che i poveri non ce la fanno a uscire dalla loro situazione perché non vogliono farlo, spiega lo psicologo Jiaying Zhao dell'University of British Columbia in Canada, un altro ricercatore che ha contribuito allo studio. 
 
La realtà è che spesso non ci riescono a causa di una reale difficoltà cognitiva. Secondo gli studiosi, inoltre, lo stress legato alla povertà è uno dei più potenti, quindi impatta maggiormente sul cervello rispetto ad altri tipi di preoccupazione. 
 
 

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