DEVOLVI IL 5XMILLE A MAMME DOMANI. AIUTA I NOSTRI PROGETTI. CF: 09390161009 |
Le bugie sono come impronte digitali nel cervello |
Benessere - Articoli |
Scritto da Tatta Bis Venerdì 07 Giugno 2013 09:06 |
Esistono delle aree specifiche del cervello che si attivano quando si dice una bugia: queste possono essere viste con una speciale tecnica chiamata imaging neurale.
Questa tecnica mostra una sorta di "impronta digitale" della bugia, lo rivela una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica "Plos One" e condotta da Alice Proverbio, Maria Elide Vanutelli e Roberta Adorni del dipartimento di Psicologia dell'Università di Milano-Bicocca. Le aree del cervello più attive nella costruzione delle bugie sono la regione frontale e pre-frontale dell'emisfero sinistro e la corteccia cingolata anteriore.
Alice Proverbio, coordinatrice dello studio, spiega come, attraverso l'elettrofisiologia cognitiva, si possono ora vedere come reagisce il cervello di una persona quando riconosce qualcosa di familiare. Inoltre si può stabilire quando una persona sta mentendo: in quel momento il cervello produce una risposta bioelettrica inconfondibile, chiamata N400, che riflette il tentativo di sopprimere l'informazione riconosciuta come vera.
Proprio questa è l'impronta digitale unica della bugia. Lo studio è stato condotto su 25 studenti universitari, volontari, 12 maschi e 13 femmine, ai quali sono state sottoposte 296 domande bilanciate per argomento e tipo di informazione.
Le domande comprendevano dati, fatti e comportamenti personali conosciuti da ciascun partecipante. Per ogni risposta è stata data la specifica istruzione di mentire o dire la verità.
C'è stato, in questo test, l'uso di un paradigma innovativo, che simula la situazione stressante dell’interrogatorio, con domande anche imbarazzanti o su temi delicati.
Durante le risposte i volontari hanno indossato speciali cuffie con 128 rivelatori che registravano l'attività elettrica del cervello.
La macchina della verità, si basa sulla misurazione di aspetti fisiologici come sudore e battito cardiaco per individuare chi mente. Questo nuovo metodo misura anche l'effetto cerebrale delle emozioni provate durante l'interrogatorio.
Una tecnica simile, chiamata “brain fingerprinting”, è stata utilizzata negli Stati Uniti dallo studioso Lawrence Farwell in due processi per omicidio (i casi Grinder e Harrington) e ha portato a modificare le sentenze, aiutando a individuare il vero colpevole nel primo caso e a scagionare il presunto nel secondo.
Nello studio è emerso anche che, se è sempre possibile individuare i bugiardi per via della N400, chi prova ansia per domande stressanti (o è accusato ingiustamente) evidenzia una reazione emotiva simile ai mentitori (che ingannerebbe la macchina della verità), il che mette in guardia da un uso sprovveduto di indicatori fisiologici non cerebrali.
|
Con la collaborazione della BCC di Roma Corso gratuito per bambini di 6/7 anni: laboratorio di pittura creativa a Roma Per i più grandi |