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Cyber bullismo: il 72% dei giovani italiani lo teme |
Benessere - Articoli |
Scritto da Tatta Bis Martedì 05 Febbraio 2013 11:30 |
Ipsos ha realizzato una ricerca per Save the Children dal nome "I ragazzi e il cyber bullismo". Emerge da questa, che i social network sono la modalità d'attacco preferita dal cyber bullo.
Solitamente, il bullo cybernetico, colpisce la vittima attraverso la diffusione di foto e immagini denigratorie o tramite la creazione di gruppi "contro". La ricerca mostra che 4 minori su 10 sono testimoni di atti di bullismo online verso coetanei, percepiti "diversi" per aspetto fisico, orientamento sessuale o perché stranieri. Le "sentinelle digitali" sono le mamme: 46 su 100 conoscono la password del profilo del figlio, nota al 36% dei papà. I 2/3 dei minori italiani riconoscono nel cyber bullismo la principale minaccia che colpisce sui banchi di scuola, nella propria cameretta, nel campo di calcio, di giorno come di notte. Per tanti di loro questa forma di bullismo compromette addirittura il rendimento scolastico, nei peggiori dei casi può comportare serie conseguenze psicologiche come la depressione. Il bullismo cybernetico è il più pericoloso tra le minacce della nostra era per il 72% dei ragazzi intervistati (soprattutto per i maschi e nel sud italia). L'indagine è stata diffusa alla vigilia del Safer Internet Day, la giornata istituita dalla Commissione Europea per la promozione di un utilizzo sicuro e responsabile dei nuovi Media tra i più giovani. La ricerca fornisce una fotografia sulle abitudini di fruizione del web da parte dei ragazzi italiani, indaga sull'inclinazione sempre più frequente tra i pre-adolescenti, tra i teenager che sperimentano attraverso l'uso delle nuove tecnologie una socialità aggressiva, denigratoria, discriminatoria e purtroppo violenta. Il cyber bullo è attirato da chi si veste in modo insolito, da chi ha un colore della pelle diverso o dalla più carina della classe. La vittima viene scelta per la sua "diversità". Altri "criteri" sono l'essere straniero, l'abbigliamento non convenzionale, la bellezza femminile che "spicca" nel gruppo e persino la disabilità. Queste possono essere valide motivazioni per prendere di mira qualcuno. Di minore importanza sono invece l'orientamento politico o religioso. I ragazzi passano gran parte del loro tempo tra i banchi ed è lì che sperimentano la loro socialità. Il ruolo della scuola è di primaria importanza per valutare e attuare interventi mirati contro il cyber bullismo. L'insegnante deve saper intercettare ciò che accade nella classe. Deve essere parte attiva insieme alla scuola nella costruzione di strategie preventive e di contrasto al fenomeno. Il bullismo è un fenomeno complesso che trae origine da un disagio profondo che riguarda il bullo e il gruppo, così come la vittima, e richiede dunque strategie in grado di cogliere e gestire questo disagio. Bisogna attuare interventi a lungo termine. Le modalità di attacco alla vittima sono diverse: si rubano e-mail, profili, o messaggi privati per poi renderli pubblici, si inviano sms/mms/e-mail aggressivi e minacciosi, vengono creati gruppi "contro" su un social network per prendere di mira qualcuno. Vengono diffuse foto e immagini denigratorie o intime senza il consenso della vittima o notizie false sull'interessato via sms/mms/mail. La modalità d'attacco preferita dai giovani cyberbulli è la persecuzione della vittima attraverso il suo profilo su un social network. La maggioranza dei ragazzi esprimono "solidarietà" alla persona perseguitata perchè ritengono che non se lo meritava veramente. I ragazzi conoscono la dinamica di branco, così come della fragilità del persecutore e sanno che chi attacca lo fa soprattutto per attirare l'attenzione. Per la maggior parte dei ragazzi (pari all'83%), gli episodi di bullismo "virtuali" sono molto più dolorosi di quelli reali per chi li subisce. Questo perché non ci sono limiti a quello che si può dire e fare, potrebbe avvenire continuamente e in ogni ora del giorno e della notte o non finire mai . Per la metà dei ragazzi ascoltati, la rete rende anonimi e quindi apparentemente non perseguibili e consente di falsare i protagonisti. La pericolosità del web deriva dal fatto che chiunque può avere accesso, i contenuti o le affermazioni fatte da altri sono più facilmente strumentalizzabili. La conseguenza principale è l'isolamento: chi lo subisce si rifiuta di andare a scuola o fare sport, ma soprattutto è la socialità a risentirne. Le vittime non vogliono più uscire o vedere gli amici, si chiudono e non si confidano più. Ci sono poi effetti più gravi percepiti dai ragazzi intervistati: depressione, percezione che la vittima potrebbe decidere di farsi del male o anche peggio. Sono stati testimoni di atti di cyber bullismo da parte di coetanei almeno 4 ragazzi intervistati su 10, ed il 5% ne parla come di una esperienza regolare e consueta. In futuro gli adulti si troveranno sempre più a dover gestire questioni complesse per garantire la tutela dei minori online. I ragazzi hanno bisogno del sostegno delle istituzioni e di tutte le parti coinvolte nella sfera virtuale. Nel 2007 furono istituiti gli Osservatori Regionali sul bullismo che garantivano una rilevazione e un monitoraggio costante del fenomeno. Servivano anche a dare supporto agli interventi riparativi promuovendo strategie multidisciplinari. La costituzione degli Osservatori prevedeva una valutazione anche in itinere del loro operato. Non si sa se sia stata fatta una valutazione e se queste strutture sono state efficaci. Dall'indagine emerge chiaramente il ruolo dell'adulto in generale: i ragazzi trovano conforto nella sfera familiare, con la quale il 71% dichiara di vivere relazioni positive e rasserenanti. I ragazzi cercano di parlare con un genitore o con gli insegnanti e suggeriscono come contromisure al cyber bullismo l'informazione, la sensibilizzazione e prevenzione con il coinvolgimento di scuola, istituzioni, aziende e genitori. I ragazzi cercano una maggiore vigilanza da parte dei genitori, sono inoltre consapevoli del ruolo dei gestori dei social network. Bisogna mettere a disposizione dei ragazzi sistemi semplici e diretti che permettano loro di segnalare situazioni a rischio o addirittura di pericolo. Unendo le forze, le aziende, le istituzioni scolastiche e governative, e contando sul ruolo chiave della famiglia, si può lavorare assieme con l'obiettivo di sviluppare nei ragazzi e nelle ragazze le competenze emotive necessarie per costruire relazioni significative con gli altri. Save the Children porta avanti un lavoro interessante in seno al Comitato per la Promozione e la Tutela dei Diritti online dei minori, che l'anno scorso in occasione del Safer Internet Day ha presentato alla Camera dei Deputati la sua agenda strategica. L'Organizzazione promuove numerose attività per sensibilizzare i più giovani su un utilizzo corretto e consapevole dei new media. L'Organizzazione ha sviluppato una serie di strumenti per parlare ai ragazzi con il linguaggio e il tono proprio della loro età, tra cui un cartoon sul fenomeno (disponibile anche in una applicazione per Apple e Android)che stimola i ragazzi a riflettere sul tema. Il cartoon racconta le disavventure di Gaetano, un ragazzino preso di mira da propri coetanei cyber bulli, e attraverso i consigli di un coach virtuale sensibilizza i ragazzi sui comportamenti virtuosi da adottare, come singoli e come membri di un gruppo, e sulle conseguenze di ogni loro azione. Inoltre è stato realizzato un manuale per insegnanti per guidarli nell'utilizzo di questi strumenti di sensibilizzazione. |
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