L'Ulss, Comune e Aps hanno attivato a Padova un numero verde contro le dipendenze da gioco d'azzardo. Chiamando il numero 800 629 780 le persone che hanno sviluppato problemi di dipendenza verso lotterie, scommesse e slot machine potrà trovare un aiuto concreto, offerto da medici e terapeuti specializzati in questo tipo di patologia.

Secondo Guglielmo Cavallari, esperto del Sert cittadino, a Padova si stimiamo almeno 1900 persone che hanno un rapporto problematico con il gioco d'azzardo. Di queste, 130 sono in cura al Sert; 50 sono state prese in carico quest'anno.



Il numero verde può essere utile anche per essere contattati dai familiari, che devono avere comprensione nei confronti del giocatore. Il sostegno alla famiglia è fondamentale. È importantissimo per prima cosa il controllo del denaro, oltre ad un sostegno psicologico. A fianco dell'Ulss di Padova fanno rete in questa campagna di sensibilizzazione anche il Comune e Aps holding, l'azienda che gestisce le pubblicità sulle affissioni pubbliche e su tram e autobus.

L'assessore al commercio Marta Dalla Vecchia fa presente che a Padova, è stato avviato da tempo un proficuo dialogo con i gestori di bar e locali pubblici, un interlocutore attento è stata l'Appe (associazione dei pubblici esercizi), che ha attivato un corso per responsabilizzare gli esercenti che hanno nel loro locale slot machine e videopoker.

Secondo l'assessore il fenomeno vada gestito alla fonte e quindi si deve realizzare una campagna culturale profonda e capillare. La creazione di questo numero verde è un tassello di risposta ad un disagio che il comune di Padova sta puntando per quanto possibile a prevenire. L'assessore alle politiche scolastiche, Claudio Piron, reputa che questo sia solo l'inizio di un lavoro difficilissimo, lungo e pesante.

Si tratta di una lotta impari, anche perchè parte delle realtà che si introducono nel gioco d'azzardo hanno collegamenti con le mafie. Ci sono interessi fortissimi: si mettono in moto 80 miliardi di euro, un introito enorme se si pensa che il comparto alimentare vale grosso modo 50 miliardi di euro. C'è un buco legislativo che intralcia gli enti locali (Ulss e comuni), che pure emanano regolamenti, poi vengono cassati dal Tar proprio perchè manca la copertura normativa.