Una scoperta molto interessante portata a termine da un gruppo di ricercatori con a capo Sakari Lemola del Dipartimento di Pscologia dell'Università di Basilea e David Richter dell'Istituto tedesco per la ricerca economica di Berlino ha dimostrato che la pensione consente un riposo notturno migliore. Andare in pensione aiuta ad attenuare i problemi legati alla qualità del sonno e il riposo notturno risulta essere migliore.

Lo studio è stato pubblicato su The Journals of gerontology (Series B) ed è stato condotto su un campione di 14.179 persone tra i 18 e 85 anni (di cui il 52,7% donne). Sono stati usati anche i  dati del SOEP (GRUPPO RICERCA SOCIO-ECONOMICO). I partecipanti hanno dovuto valutare la propria qualità del sonno.




Quello che è emerso è che la qualità percepita diminuisce gradualmente dalla gioventù fino ai 60 ann. Quiesta migliora tra i 60 e i 66 e diminuisce dopo i 66 a causa degli acciacchi di salute dovuti all'età. Secondo i ricercatori sarebbero quindi gli anni tra i 60 e i 66 quelli in cui si verifica "un aumento transitorio della qualità del sonno".

Questo accade indipendentemente dai problemi fisici di cui si può soffrire già a partire da questa età. Questo perché per la maggior parte delle persone corrisponde al momento del pensionamento: l'addio al lavoro permette di avere meno pensieri e stress e di adattare le attività giornaliere al proprio orologio biologico. Il pensionamento  aiuta a non sottostare ai ritmi imposti dalle attività "di ufficio" e favorisce un riposo più soddisfacente.

Lo studio ha anche confermato che fra i 18 e 60, la gente è sempre meno soddisfatta del proprio sonno e della capacità di riposare, soprattutto con l'avanzare dell'età. Compaiono sempre più frequentemente sintomi come tensione, spossatezza e incapacità quindi di addormentarsi. Conferme sono arrivate anche sul nesso fra salute e riposo: persone che soffrono di obesità, problemi cardio-circolatori, crampi, dormono in genere peggio rispetto a persone sane o con patologie meno rilevanti.