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Minor rischio di tumore all'endometrio se si partorisce dopo i 30 anni |
Benessere - Articoli |
Scritto da Angela Messina Martedì 31 Luglio 2012 15:30 |
Oggi, rispetto al passato, le donne affrontano il primo parto in età più avanzata e spesso, per queste gravidanze posticipate, si mettono in evidenza sempre gli aspetti negativi o i rischi che si corrono, ma, secondo una ricerca pubblicata sull'American Journal of Epidemiology, partorire oltre i 30 anni di età riduce il rischio di tumore all'endometrio.
Lo studio ha esaminato i dati di 17 ricerche precedenti, per un totale di 8.671 casi di tumore dell'endometrio e di 16.562 controlli sani. Il rischio inizia a decrescere dopo i 30 anni di circa il 13% ogni 5 anni. Rispetto alle donne che hanno partorito l'ultima volta prima dei 25, quelle che lo hanno fatto tra i 30 e i 34 hanno un rischio minore del 17%, mentre le neomamme tra i 35 e i 39 del 32%. Ancora maggiore, fino al 44%, è la protezione se il parto avviene dopo i 40. Sulle pagine della rivista americana di epidemiologia, i ricercatori commentano i risultati della ricerca affermando che hanno inoltre scoperto che la protezione data dal parto oltre i 30 anni, continua per molti anni, e rimane anche superati i 70. La diminuzione del rischio è comune a entrambi i tipi di tumore, quello dovuto all'esposizione agli estrogeni, più comune, e quello più raro e aggressivo indipendente dagli ormoni. Il tumore dell’endometrio colpisce circa 7700 donne ogni anno, soprattutto in menopausa, ma in un quinto dei casi ad esserne affette sono anche donne più giovani. Il presidente Aiom Stefano Cascinu spiega che fortunatamente nella maggior parte dei casi riconoscere precocemente la presenza del carcinoma dell’endometrio è possibile e semplice per la presenza di perdite ematiche che, soprattutto in menopausa, devono sempre mettere in allarme. Tuttavia questo segnale rischia di essere sottostimato e scambiato come fenomeno fisiologico legato alla presenza della menopausa o come espressione di patologie benigne come i polipi o l’iperplasia. Per questo, è sempre meglio sciogliere ogni possibile dubbio attraverso una semplice ecografia transvaginale per valutare al meglio lo spessore endometriale e un’isteroscopia per indagare la condizione della cavità endometriale. Grazie alla diagnosi precoce oltre il 70 per cento dei casi la neoplasia viene scoperta quando è ancora in fase iniziale e basta il solo intervento chirurgico (isterectomia totale e annessiectomia bilaterale, ovvero asportazione di utero e ovaie) per garantire alle pazienti la guarigione. In alcuni casi, tuttavia, è necessario il ricorso a terapie farmacologiche o alla radioterapia per completare la cura ed evitare le recidive. Il tumore colpisce soprattutto chi è obesa o in sovrappeso ed è purtroppo frequente che le donne in menopausa mettano su dei chili di troppo. Ecco perché è ancor più importante cercare di controllare il proprio peso e prestare particolare attenzione in chi è esposto agli altri fattori di rischio noti per questa malattia: menarca precoce e menopausa tardiva (che causano un aumento di esposizione agli estrogeni), infertilità, diabete mellito, alterazioni genetiche (per chi ha altri casi di tumori dell’endometrio o del colon nelle donne della famiglia), terapia con tamoxifene (farmaco antitumorale utilizzato nella terapia del carcinoma mammario). |
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