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Responsabile della fame infinita è il gene BDNF |
Benessere - Articoli |
Scritto da Angela Messina Mercoledì 21 Marzo 2012 14:55 |
Il problema dell'obesità, coinvolgendo milioni di persone nel mondo, è sempre al centro dell'attenzione dei ricercatori, che sono alla ricerca della causa scatenante, per poter intervenire su di essa.
I ricercatori del Georgetown University Medical Center hanno mostrato come una singola mutazione in un singolo gene sia responsabile dell'incapacità dei neuroni di trasmettere in modo efficace il segnale di soppressione dello stimolo dell'appetito, provocando una condizione di obesità. Il team di ricerca ha individuato una mutazione nel cosiddetto fattore neurotrofico (BDNF), un gene che se non funzionante non consente ai neuroni del cervello di lanciare in modo efficace i segnali chimici della leptina e dell'insulina attraverso il cervello; ma se i segnali non riescono a raggiungere le corrette posizioni nell'ipotalamo, l'area del cervello che segnala la sazietà, la persona continua a sentire il bisogno di alimentarsi. L'errore può avvenire durante il primo degli eventi che in biologia permettono a un gene di produrre la sua proteina, una fase che si chiama trascrizione e genera una sorta di prodotto grezzo chiamato trascritto primario. Dal gene Bdnf possono derivare due tipi di trascritti, uno lungo e uno corto, e il problema nasce proprio quando per una mutazione genetica il trascritto lungo viene a mancare. In questo caso, infatti, succede che la proteina finale Bdnf non viene sintetizzata a livello dei dendriti, bensì nel corpo principale del neurone. Il risultato è che il neurone sviluppa sinapsi immature, e il topo ha problemi di apprendimento e memoria, ma non solo, per effetto della mutazione genetica i topi diventavano anche gravemente obesi. L'équipe ha quindi concluso che gli ormoni leptina e insulina funzionano stimolando la sintesi di proteina Bdnf nei dendriti, in modo da trasportare da una sinapsi all'altra, fino all'ipotalamo, il comando off che spegne la fame. Se invece il Bdnf è mutato, le sinapsi non funzionano, i neuroni non possono parlarsi l'un con l'altro e il pulsante-fame resta in posizione on. Una volta compreso questo meccanismo inceppato, gli studiosi sperano anche di correggerlo. Una possibilità è studiare una terapia genetica che possa rimpiazzare il trascritto Bdnf-lungo mancante, ma per portarlo a destinazione bisognerebbe superare il muro della barriera emato-encefalica e quindi l'approccio migliore sarebbe quello di trovare un farmaco in grado di stimolare l'espressione del gene Bdnf nell'ipotalamo. |
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