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Lo sbadiglio è più contagioso tra amici, amanti e parenti |
Benessere - Articoli |
Scritto da Martina Paolucci Mercoledì 14 Dicembre 2011 10:18 |
Vi sarà sicuramente capitato di guardare qualcuno sbadigliare... e subito dopo cominciare voi, senza più fermarvi. Che lo sbadiglio fosse contagioso, più che una scoperta scientifica è un'esperienza provata, ma oggi ha qualche spiegazione in più.
A parlarne sono stati Ivan Norscia ed Elisabetta Palagi, il primo del Museo di storia naturale e del territorio dell'Università di Pisa, la seconda dell'Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Cnr di Roma. Secondo questi esperti lo sbadiglio non solo è contagioso: è tanto più efficace quanto più agisce su una persona affettivamente vicina a chi sbadiglia. La contagiosità dello sbadiglio finora è stata dimostrata solo su scimpanzè e babbuini gelada, oltre che sull'uomo. L'ipotesi è che lo stesso meccanismo funzioni anche per altri animali, a patto che abbiano capacità cognitive e affettive piuttosto sviluppate come, ad esempio, il cane. Lo studio è stato coadiuvato anche dallo zoo di Pistoia, di Falconara (AN) e di Lignano Sabbiadoro (UD), ed è stato condotto su un gruppo di oltre 100 uomini, per un anno, corrispondenti a 400 coppie di "sbadiglianti". I volontari sono stati osservati in diverse situazioni, e le rilevazioni sono state effettuate in Italia e in Madagascar, su soggetti di nazionalità diverse. All'interno del gruppo vi erano sconosciuti, conoscenti e parenti stretti. Il monitoraggio e la statistica elaborata su modelli lineari misti hanno portato a concludere che lo sbadiglio - la presenza/assenza e la sua frequenza - non è influenzato da differenze nel contesto sociale dell'individuo, nè dalle modalità di percezione (sentire o vedere lo sbadiglio non fa differenza), nè dall'età, dal genere o dalla nazionalità. Solo la relazione tra i due soggetti è risultata essere influente: si sbadiglia più facilmente se chi sbadiglia è un proprio caro, trovando sempre meno spontaneità man mano che le persone sono sempre più lontane dalla nostra sfera affettiva. A sostenere lo studio anche Elisabetta Visalberghi, coordinatrice dell'Unità di primatologia cognitiva dell'Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Cnr, che ha spiegato come a supportare il risultato siano disponibili anche dati neurobiologici. A quanto pare, infatti, le zone del cervello che percepiscono lo sbadiglio sono in alcune parti sovrapposte a quelle legate alla sfera emotiva, per questo, precisa la Visalberghi, lo sbadiglio può non essere considerato solo sintomo di noia, bensì anche segnale di empatia. |
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