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Due gambe robotiche per tornare a camminare |
Benessere - Articoli |
Scritto da Martina Paolucci Giovedì 27 Ottobre 2011 09:42 |
Questo è il racconto di una storia a lieto fine che, oltre alla diretta protagonista, può far ben sperare molte altre persone attualmente costrette a usare due ruote al posto delle gambe.
La protagonista di questo successo si chiama Amanda Boxtel, ha 43 anni, e dal 1992 era costretta sulla sedia a rotelle, a causa di un incidente in Colorado, mentre si divertiva sulle piste da sci. Australiana e appassionata di sport invernali e di danza, aveva subito una lesione midollare che definitivamente l'aveva bloccata sulle due ruote. Oggi, però, Amanda può di nuovo camminare, grazie a due gambe robotiche donatele dall'Università di Berkeley, California. I primi tentativi erano stati fatti lo scorso anno, quando le fu proposto di sperimentare l'esoscheletro robotico, ideato appositamente per i paraplegici che non sono più in grado di utilizzare gli arti inferiori.
Visto il successo dell'esperimento, si decise di commercializzare il prodotto, al tempo nei soli Stati uniti, al fine di aiutare molte persone di cui la vita si è fatta beffa. Amanda oggi si è offerta per portare la sua storia, la sua esperienza in Europa, al Salone Internazionale delle Tecnologie di Londra, per mostrarne il funzionamento e gli strordinari benefici. La donna ha raccontato anche di aver tentato il trapianto di cellule staminali, che però risultò del tutto inutile. Un'emozione fortissima, invece, il momento in cui, grazie alle "elegs", le gambe robotiche, è riuscita ad alzarsi e rimanere sui "suoi" piedi. Questo sistema nasce da un prototipo utilizzato per i marines, ideato per facilitare il loro compito durante e missioni, alleggerendo il peso di trasporto di carichi imponenti. Questo prodotto si chiamava Hulc, ossia Human Universal Load Carrier. In seguito, fu la Berkley Bionics che ne acquistò il brevetto con l'intenzione di svilupparlo per scopi civili. Attualmente Hulc consiste in uno zainetto contenente batterie al litio con un'autonomia di 6 ore e due ossa in acciaio e carbonio applicate agli arti inferiori e due stampelle agganciate agli arti e dotate di sensori di movimento. Nonostane la sua condizione, Amanda è riuscita comunque a vivere la sua vita concedendosi avventure in Antartide e discese sui torrenti, è imprenditrice di successo e fondatrice di un'organizzazione, la Challenge Aspen, che si occupa di assistere quotidianamente i paraplegici. E, infine, è l'ambasciatrice e il simbolo del successo di questo robot. Una tecnologia che (non sorprende) costa molto, all'incirca 100mila dollari, ma che davvero può significare realizzare un vero sogno. |
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