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Ansia: scoperto nel cervello il circuito che la blocca |
Benessere - Articoli |
Scritto da Angela Messina Venerdì 11 Marzo 2011 13:37 |
Nel cervello è stato scoperto un circuito anti-ansia che inibisce gli stati d'ansia quando è acceso, mentre quando è spento li scatena. A scovare i neuroni anti-ansia sono stati alcuni ricercatori della Stanford University in California. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Nature. Studiando il cervello di alcuni topolini, gli scienziati hanno individuato questi neuroni anti-ansia che si trovano nell'amigdala e hanno creato un interruttore capace di accenderli o spegnerli a colpi di luce.
Una scoperta molto importante se si pensa che una persona su quattro rischia di subire un attacco di ansia nella propria vita, fatto che può danneggiare gravemente la qualità dell'esistenza. I ricercatori hanno notato che stimolando, a colpi di luce, il circuito cerebrale si può provocare o inibire lo stato d'ansia. Secondo gli scienziati, questa scoperta è importante perché offre la possibilità di realizzare farmaci migliori per aiutare le persone affette di disturbi d'ansia. Le conoscenze sul meccanismo cerebrale che innesca la paura avevano fatto ipotizzare fino ad oggi che stimolare i centri nervosi avesse come effetto inevitabile l'aumento dell’angoscia provata dal soggetto. Il nuovo studio conclude che non sempre è così. La tecnologia , che è ancora in fase sperimentale ma molto promettente, adotta un sofisticato sistema di onde di luce pulsata. I ricercatori di Stanford affermano di riuscire a mirare soltanto un gruppo di neuroni selezionato, dopo aver fotosensibilizzato un insieme di fibre sporgenti dai neuroni all’interno dell’amigdala. I ricercatori spiegano che dopo che i neuroni sono stati colpiti dalla luce pulsata, i topi sono diventati improvvisamente più a loro agio in situazioni che avrebbero dovuto percepire come pericolose e quindi in grado di generare ansia; infatti i tpoi solitamente evitano gli spazi aperti, perché sono quelli in cui sono più vulnerabili agli attacchi dei predatori, invece dopo aver ricevuto le pulsazioni mirate hanno dimostrato comportamenti più distesi e hanno accettato più rischi. Al momento, il trattamento è in fase sperimentale: tuttavia, Deisseroth e compagni ritengono che in un futuro possa diventare la prima scelta nelle terapie contro i disturbi d'ansia. La via attuale prevede l'utilizzo di determinati farmaci, con effetti collaterali come dipendenza e sedazione. La ricerca va allora avanti, sfruttando le somiglianza tra l'amigdala murina e quella umana, al fine di perfezionare la tecnica e renderla operativa al più presto. Fonte: ANSA |
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