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Lo stress è una malattia professionale |
Benessere - Articoli |
Scritto da Maria Ida Longo Venerdì 26 Novembre 2010 08:15 |
Lo stress da lavoro colpisce ormai questi tutti e non è un fattore personale come alcuni credono, ma una vera e propria malattia professionale che riguarda ogni lavoratore, ma soprattutto ogni datore di lavoro che deve "monitorare" le varie situazioni per tutelare la salute dei propri dipendenti.
Orari, turni, percorsi di carriera, la precarietà e anche i conflitti tra colleghi, sono tutti fattori a rischio che dal prossimo 31 dicembre dovranno essere monitorati in ogni luogo di lavoro per mettere in atto iniziative in grado di eliminare o ridurre al massimo situazioni a rischio: ogni datore di lavoro che non farà questo commetterà un reato. Lo prevede la circolare firmata giovedì scorso dal ministero del Lavoro in attuazione del "Testo unico sulla salute e la sicurezza nel lavoro": il procuratore Raffaele Guariniello ha spiegato che, se un lavoratore si ammala proprio a causa dello stress, si può incorrere nell'accusa di lesioni colpose o maltrattamenti a seconda del caso. Quindi dal 1 Gennaio 2011, tutti i datori di lavoro pubblici o privati, dovranno ottemperare alle disposizioni di legge emanate nel 2008, che in realtà dovevano già partire dal primo agosto scorso, ma una circolare ministeriale aveva dato proroga per il 31 dicembre 2010, indicando l'obbligo di avviare la procedura di valutazione del rischio stress: il datore di lavoro doveva monitorare i propri dipendenti scegliendo un campione da intervistare per valutare le situazioni di rischio. Ma Guariniello però sottolinea che, si tratta di una proroga mascherata e illegittima, in quanto fissava non "l'avvio" ma la completata valutazione del rischio stress: così dal 31 dicembre deve cominciare l'attività di valutazione, che va fatta su gruppi di lavoratori esposti in maniera omogenea allo stress e non sul singolo. Riportiamo le fasi più importanti della circolare: innanzitutto, bisogna definire che cosa è lo "stress lavoro-correlato", poi la valutazione avviene in due fasi, la prima, obbligatoria, serve a rilevare "indicatori oggettivi e verificabili" di vario tipo, dall'indice di infortuni alle "specifiche e frequenti lamentele formalizzate da parte dei lavoratori", dai turni ai "conflitti interpersonali al lavoro", dalla corrispondenza tra le competenze dei lavoratori e ciò che viene richiesto loro, all'"evoluzione e sviluppo di carriera". Qualora non emergessero elementi di rischio, il datore di lavoro dovrà solo segnalarlo nel "Documento di valutazione del rischio" e prevedere un piano di monitoraggio: al contrario, se risultano fattori di stress, si passa alla seconda fase, cioè all'adozione di "opportuni interventi correttivi" e se la situazione non migliora, alla "valutazione approfondita" attraverso "questionari, focus group e interviste semi-strutturate". Fonte: La Stampa |
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