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Pensare troppo rende infelici |
Benessere - Articoli |
Scritto da Angela Messina Lunedì 15 Novembre 2010 08:30 |
Quante volte ci è capitato di essere richiamati alla realtà mentre la nostra mente vagava per altri mondi? Secondo una ricerca svolta da Killingsworth e Gilbert, due psicologi della Harvard University e pubblicata sulla rivista Science, vagare con la mente è causa di profonda insoddisfazione e infelicità.
Gli studiosi hanno selezionato un gruppo di 2250 volontari ed elaborato una applicazione iPhone grazie alla quale i soggetti coinvolti nella ricerca venivano contattati casualmente per sapere cosa stessero facendo in quel momento, quali pensieri impegnassero la loro mente e se fossero felici o meno. I risultati? Il 46,9% delle volte la mente dei soggetti era altrove. Ciò significa che, mentre passeggiavano, mangiavano, erano davanti la televisione, questi volontari non erano pienamente immersi nell’attività svolta, la loro mente era perduta in altri pensieri. Per quanto riguarda lo stato di felicità vissuto, le persone coinvolte nello studio si sono dichiarate felici quando praticavano un’attività sportiva, conversavano o facevano l’amore, mentre erano infelici al lavoro, a casa davanti al computer e persino durante i momenti di riposo.
Killingsworth sostiene che il vagare della mente si verifica durante tutte le attività. E questo studio mostra che la nostra vita è pervasa, in misura davvero notevole, dal non-presente. Di fatto, la frequenza con cui la nostra mente abbandona il qui e ora tende a essere predittivo dello stato di felicità più dell'attività in cui si è impegnati. Tradotto in dati numerici, ciò significa che l’attività concreta svolta incide sulla felicità di una persona per il 4,6%, mentre i viaggi della mente, persa nei suoi labirinti, influiscono per il 10,8%. Siamo allora soprattutto ciò che pensiamo? Aristotele definiva l’uomo come un animale razionale: è vero che lo sviluppo delle facoltà intellettive, la capacità di ragionare distinguono l’uomo dal regno animale, ma dobbiamo anche stare attenti. Lo studio ha dimostrato che un pensiero totalmente avulso dalla realtà materiale vissuta è la causa e non la conseguenza dell’insoddisfazione. La capacità di progettare, di guardare oltre ci consente di dare un senso pieno al nostro oggi, ma forse c’è bisogno di imparare a rivalutare la banalità del quotidiano. Dobbiamo allenarci a provare di nuovo la felicità dei bambini che giocano: sono totalmente immersi nelle loro azioni, interamente presenti a loro stessi ed al momento che vivono. Non è un esortazione all’irresponsabilità, ma un invito a cogliere ed apprezzare il sollievo, la serenità e persino la gioia che ci viene dalle azioni quotidiane, anche le più semplici ed ordinarie, quando le viviamo nella consapevolezza che sono il nostro presente, sono parte della nostra storia, di noi. Fonte: IAMM |
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