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Cancro al seno: si studia un nuovo vaccino |
Benessere - Articoli |
Scritto da Angela Messina Giovedì 03 Giugno 2010 08:57 |
Un vaccino sperimentale ha dato ottimi risultati contro il tumore al seno: sarebbe in grado di rendere il soggetto immune alla malattia.
Questo è l'obiettivo di una ricerca effettuata dalla Cleveland Clinic e pubblicata su Nature Medicine. Di questo argomento avevamo parlato tempo fa e come possiamo vedere si stanno facendo grandi passi avanti. Una squadra di medici della Cleveland Clinic diretta dal dottor Vincent Touhy, ha lavorato con topi di laboratorio, modificati geneticamente per sviluppare il tumore. A metà degli animali era stato iniettato il vaccino contenente l'antigene a-lactalbumina, mentre all'altra metà un vaccino privo di tale sostanza. L'osservazione successiva ha mostrato come i topi del primo gruppo non avessero sviluppato il tumore, mentre quelli del secondo gruppo erano tutti ammalati. Il prossimo passo sarà la sperimentazione su gruppi di volontari umani, che inizierà nel 2011 e coinvolgerà preferibilmente donne con più di 40 anni, poiché sono quelle che hanno più probabilità di essere colpite dal cancro e meno probabilità di rimanere incinte. Un'altra ricerca ha raggiunto risultati interessanti per altri versi e fatto una scoperta che potrebbe salvare migliaia di vite ogni anno. È ciò che affermano i ricercatori che hanno svelato i meccanismi alla base della resistenza ai farmaci nel caso di tumore al seno. La scoperta si deve a un'equipe del Dana Farber Institute di Boston, negli Stati Uniti, i cui ricercatori, anche in questo caso, hanno pubblicato i risultati dello studio sulla rivista Nature Medicine. Individuando i geni responsabili della farmaco-resistenza, si può comprendere in anticipo la reale efficacia o meno della chemioterapia e intervenire di conseguenza con maggior tempestività nella terapia, modificandola secondo le esigenze che si presentano di volta in volta. La ricerca americana ha preso in esame una serie di farmaci che combattono il cancro al seno e che prendono il nome di antracicline, sostanze adiuvanti per la terapia che si rende necessaria a seguito dell'intervento chirurgico, allo scopo di scongiurare la ricomparsa della neoplasia. I ricercatori statunitensi hanno analizzato campioni di tumore prelevati da 85 donne, cercando le caratteristiche utili a spiegare la differenza di efficacia del trattamento a seconda dei soggetti. Gli scienziati si sono resi conto che in un caso su cinque, due geni presentavano un'iperattività che consentiva al cancro di opporre resistenza alla chemioterapia. Le donne a cui erano riconducibili tali campioni erano le stesse sulle quali il trattamento si era rivelato inefficace, con la conseguente comparsa di recidive e nuove metastasi. Fonte: ASCA |
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