Da una ricerca della London Medical School pubblicata sul Journal of Medical Screening è stato confermato che la mammografia salva la vita di tante donne.

I ricercatori hanno analizzato i dati di circa 80 mila donne inglesi con più di 50 anni prima e dopo essersi sottoposte a mammografia.

Lo screening preventivo ha evitato una media di 5,7 morti per mille donne controllate, mentre in 2,3 casi su mille si è verificato un errore nella diagnosi, che ha messo in luce un tumore in realtà inesistente.

Proprio per questo lo studio è stato messo in discussione da alcuni esperti del settore in quanto porterebbe a delle “sovra- diagnosi”, ma gli autori affermano che, i benefici dello screening in termini di morti prevenute sono il doppio delle diagnosi sbagliate.

Lo stesso presidente della Società Europea di Senologia, Marco Rosselli Del Turco, dichiara che, quando si fa uno screening è ovvio scoprire tumori ai primi stadi, lo si fa propri per  questo, perché ci sono maggiori possibilità di guarire.

Franco Di Filippo, direttore della Chirurgia generale e della mammella all’Istituto Regina Elena di Roma, in una dichiarazione al Corriere della Sera afferma che, il rischio di sovra-diagnosi esiste, ma il problema non sta nella scoperta in sé, quanto nel calibrare bene i rapporti fra costi e benefici nelle cure successive e spiega come si procede in caso la mammografia risultasse positiva: si inizia con un ecografia e poi per stabilire se il nodulo è benigno o maligno si fa una biopsia che è comunque una procedura mini-invasiva.

Nel caso il tumore risultasse maligno, bisogna sempre valutare il tipo e le dimensioni del tumore, ma anche l’età e le condizioni della paziente.
 
In conclusione è importante sottolineare che, gli esperti raccomandano, a partire dai 40 anni, un esame annuale a entrambe le mammelle e una visita senologica, in quanto grazie alla combinazione fra diagnosi precoce e maggiore efficacia delle terapie, in Italia la sopravvivenza per il tumore al seno è salita 90 per cento.

Fonte: Sito web AGI